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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2012 alle ore 22:37.

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Negli Stati Uniti in questi giorni l'attenzione si catalizza su due cose: la convention repubblicana a Tampa e Isaac, tempesta tropicale che rischia di diventare uragano e abbattersi su New Orleans, nell'anniversario di Katrina. Il resto, - la crisi europea, le prossime decisioni della Federal Reserve (Ben Bernanke parla al simposio economico di Jackson Hole venerdì), l'economia americana in affanno (oggi poche le notizie, salvo un dato locale sul manifatturiero), - passa in secondo piano. E Wall Street sta a guardare, in attesa di notizie che spingano i listini in una direzione precisa, come dimostra una chiusura contrastata e poco distante dalla parità (Dow Jones -0,25% a 13.124,67 punti, Nasdaq +0,11% a 3.073,19 e S&P -0,05% a 1.410,44).
Apple, che ha chiuso in rialzo dell'1,88% a 675,68 dollari, dopo avere fissato il nuovo massimo intraday a 682,07 dollari per azione, ha tenuto banco tra i tecnologi dopo la schiacciante vittoria legale di venerdì contro Samsung, in una giornata altrimenti priva di grandi emozioni. Più cauto l'andamento delle concorrenti, dal momento che non è ancora chiaro l'effetto che il verdetto avrà sul mercato: per esempio, il verdetto crea un precedente su quelli che sono considerati brevetti "feature" (su caratteristiche generiche del prodotto, per esempio l'essere rettangolare) e potrebbe costringere le rivali a rivedere le proprie strategie di prodotto. Microsoft ha guadagnato lo 0,43% a 30,69 dollari per azione, Google ha ceduto l'1,39%, Intel ha perso lo 0,28% e Logitec International ha ceduto il 3,65%. In controtendenza rispetto alle concorrenti Nokia, che ha guadagnato il 5,52% (quasi +8% nell'intraday). Tra le blue chip male Ibm (-1,05%), che ha rilevato la società di
software on-demand per ricerca di personale e risorse umane per 1,3 miliardi di dollari (46 dollari per azione) in contanti, e Hewlett-Packard (-2,10%), che ancora non riesce ad annullare l'effetto della pessima trimestrale della settimana scorsa.
Da segnalare il ribasso del petrolio, che ha terminato la seduta in discesa dello 0,7% a 95,47 dollari al barile, e il brusco aumento della benzina (+2,5% a 3,15 dollari al gallone): a pesare è proprio l'arrivo di Isaac che rischia di creare problemi enormi alle piattaforme petrolifere del Golfo del Messico. Ieri le maggiori società del settore – Anadarko Petroleum (-1,15% oggi alla chiusura), Chevron (-0,25%), Bp (+0,02%), Marathon Oil (-0,79), - avevano deciso di sospendere in parte o del tutto la produzione e di evacuare il personale. L'oro ha terminato in aumento (+2,70 dollari a 1.675,60 dollari l'oncia), mentre i titoli di stato hanno finito in generale aumento, con i rendimenti ai minimi in due settimane (i decennali all'1,65%, i trentennali al 2,76%). Per quanto riguarda le valute, l'euro ha finito in ribasso a 1,2497 dollari, il biglietto verde ha chiuso in aumento a 78,75 yen.

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