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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2012 alle ore 08:18.

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È l'Asia, tanto per cambiare, a far brillare i conti del lusso europeo. E il made in France, in questo, non è diverso dalle case di moda italiane: ieri Hermes ha riportato una semestrale in forte miglioramento e ha alzato il proprio target di vendite per l'esercizio in corso dal +10% al + 12%. I sei mesi del gruppo francese si chiudono, infatti, con un utile netto in rialzo a 335,1 milioni di euro dai 290,9 del 2011; un risultato superiore alle stime degli analisti (ferme a 320,7 milioni) che, se depurato dell'effetto della plusvalenza realizzata lo scorso anno grazie alla vendita della quota in Jean-Paul Gaultier, risulta in crescita del 28%. Le vendite nel frattempo sono aumentate del 21,9% (+15,4% a cambi costanti) a quota 1,6 miliardi provocando un rialzo nelle previsioni di fatturato e di marginalità. Dopo aver registrato a fine giugno un margine operativo al 32,1% dei ricavi, Hermes ha deciso di confermare per il 2011 una forchetta compresa tra il 27,8% del 201 e il 31,2%, livello record toccato lo scorso anno.
La domanda cinese di accessori, borse e sciarpe di seta (un boom del +25% insieme a Singapore e Hong Kong) traina, insomma, le vendite e la redditività del gruppo (che in patria mette comunque a segno un +10% e un +21% nel resto d'Europa) e fa festeggiare il titolo sui listini: ieri a Parigi Hermes ha concluso la seduta a + 2,32% (con un prezzo di 228,95 euro).
La reazione positiva del mercato è dettata anche dalla sorpresa causata dai conti della casa francese, a pochi mesi dalle pessimistiche dichiarazioni dell'amministratore delegato Patrick Thomas, che a maggio aveva previsto «un anno molto difficile per la società». Thomas, visti i trend del mercato temeva fosse difficile mantenere l'aumento delle vendite sul +18% fatto segnare da gennaio a marzo; paure che, come sostenevano gli analisti, si sono dimostrate ingiustificate.
Eppure, anche se il Ceo di Hermes ha esagerato nella cautela, qualche nuvola, sugli affari asiatici dei marchi europei del lusso, si sta addensando: i timori di un rallentamento dell'economia cinese potrebbero, infatti, avere conseguenze pesanti su quei brand che hanno fatto dell'estremo oriente il proprio eldorado. I segnali in questo senso non mancano: questa settimana un altro gruppo francese, il gigante dei cosmetici L'Oréal, ha registrato una crescita in Asia più lenta nel secondo semestre e lo stesso hanno sperimentato marchi dell'abbigliamento e della gioielleria come Burberry, Hugo Boss o Richemont. Anche per questo Hermes ha spiegato, nelle sue prospettive per il 2012, che continuerà nella strategia di sviluppo delle rete distributiva e nel rafforzamento della capacità di produzione, oltre che nella messa in sicurezza dei propri rifornimenti.
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