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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2012 alle ore 06:41.

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La resa dei conti – probabilmente non definitiva – è rinviata a domani, quando si riunisce il consiglio di Gpi, per discutere della situazione che ha creato le tensioni tra i due partner della holding che custodisce il 41,7% di Camfin. Da una parte lo schieramento di Marco Tronchetti Provera, con l'ad Giorgio Bruno, Alberto Pirelli e Ilaria Tronchetti, dall'altra lo schieramento della famiglia genovese rappresentata nel board di Gpi da Mattia Malacalza, Giampiero Succi e Marco Caneva.
Ieri si attendeva un comunicato dei Malacalza, preannunciato in un articolo del Giornale, per spiegare le ragioni dell'opposizione all'ipotesi, approvata a maggioranza dal board Camfin, di un bond convertibile in azioni Pirelli per far fronte alle scadenze del debito. E i motivi per i quali, a questa presa di posizione, era seguita l'iniziativa di presentare esposto alla Consob per, finora non meglio precisate, "scorrettezze". Ma non è arrivato nulla. Così agli atti resta solo quel no reiterato al bond convertibile già in fase di negoziazione con le banche. Un no, a quanto si è potuto appurare, accompagnato nel board Camfin dalla motivazione che i debiti non si rimborsano con altri debiti. Anche se, nello specifico, l'operazione non produrrebbe comunque l'effetto di aumentare il debito di oltre 40 milioni, cosa che, secondo i patti siglati nel luglio di due anni fa, consentirebbe ai Malacalza di esercitare il diritto di veto.
Di aumento di capitale, l'ipotesi sostenuta dai Malacalza, non si era in effetti mai parlato nei consigli di Camfin, che da oltre un anno stava ragionando su altre soluzioni (la penultima quella di un equity collar, poi scartata), fino al board del 10 agosto, quando la famiglia si era presentata con una dichiarazione scritta nella quale si adombrava anche una preoccupazione sul doppio ruolo di azionista e manager di Tronchetti in Pirelli, sebbene non si possa dire che la gestione del gruppo dei pneumatici non sia stata vincente negli ultimi anni. Pirelli, che poi alla fine è il vero oggetto del contendere, non solo è riuscita a migliorare significativamente la redditività in tempi di pesante crisi generale, ma è anche più che triplicata in Borsa, passando da una capitalizzazione di 1,3 miliardi a fine 2008 ai 4,2 miliardi dei primi di agosto di quest'anno.
Sulla vicenda è stata chiamata in causa anche la Consob: una settimana fa i Malacalza hanno inoltrato alla Commissione un esposto, ma già a metà agosto Tronchetti, che aveva presentato denuncia contro ignoti in Procura per la diffusione di documenti riservati, aveva informato l'Authority dell'iniziativa. Da parte sua la Consob, che ha tenuto incontri con le parti in causa, ha anche, come di dovere, monitorato gli scambi. Allo stato non c'è evidenza che siano stati violati gli accordi che vietano ai due soci di acquistare azioni Camfin, mentre invece si è riscontrata anche in questo caso una consistente attività dai canali del day trading. Ieri comunque la Consob ha inviato, come previsto, richiesta di informazioni ai due intermediari "tradizionali" risultati più attivi sul titolo. Camfin ha iniziato la settimana di Borsa in rialzo del 7,19% a 0,45 euro, portando al 50% il progresso dal 14 agosto quando sono emersi i dissidi. Gli scambi, su un flottante limitato al 16%, hanno interessato il 3,3% del capitale, trenta volte la media dell'ultimo mese.
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