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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2012 alle ore 14:19.

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Gli investitori ora puntano sull'euroGli investitori ora puntano sull'euro

«Believe me»! «Credetemi», aveva detto Mario Draghi a fine luglio. E il mercato, fin qui, gli ha creduto. Eccome! Dal giorno in cui il presidente della Bce ha detto di essere pronto a tutto per salvare l'euro, quest'ultimo si è rimesso a correre. Dopo avere, due sedute prima del "proclama" di Londra, toccato il minimo a 1,206 la moneta unica ha raggiunto, venerdì scorso, la quota di 1,313 contro il dollaro. Presa per mano dalla Bce, mentre il biglietto verde veniva poi indebolito dal QE3 della Fed, la divisa di Eurolandia ha guadagnato ben l'8,86%. Il movimento, peraltro, è stato replicato anche su altri cambi: nello stesso periodo, da quota 94,3 verso lo yen, l'euro è salito su su, fino a 102,93; mentre nei confronti del dollaro australiano la moneta unica si è apprezzata di oltre il 6%. Insomma, c'è stato un travaso di flussi finanziari da asset denominati in dollari (ma anche in altre monete) verso titoli di Eurolandia. In un simile contesto, sorge la domanda: il rafforzamento della divisa unica, soprattutto nei confronti del biglietto verde, prosegue? La risposta è articolata. Secondo gli analisti tecnici, il cross euro-dollaro è impostato al rialzo: la prossima resistenza, in area 1,328/1,333, è un "tetto" cui la divisa unica potrebbe provare a dare qualche picconata. In questo, peraltro, aiutata dal carry trade: cioè, l'indebitarsi a basso costo in dollari per investire in attività a più alto rendimento, ad esempio, in euro. E tuttavia, proprio la sua recente forte accelerazione non esclude un temporaneo storno. O, perlomeno, così la pensano i trader valutari che, a dar retta allo Speculative Sentiment Index di Fxcm, sono per il 69% ancora posizionati al ribasso.

Al di là dei tecnicismi di breve periodo, «è però certo - dice Antonio Cesarano, economista di Mps Capital Market - che il livello attorno cui il cambio si muoverà è salito a quota 1,30. E, per fine anno, potrebbe arrivare anche a 1,35». «Il rialzo - fa da eco Sergio Pigoli, investitore di lungo corso a Piazza Affari -, seppure non può escludersi qualche ritracciamento, è destinato a proseguire. Persa la scommessa sul breakup dell'euro, ora si torna a guardare anche ai fondamentali». E, su questo fronte, «l'Europa sembra stare meglio degli Usa». «In America - ricorda Pio De Gregorio, responsabile Business analisis di Centrobanca- devono affrontare il fiscal cliff». Cioè, senza l'accordo al Congresso sul budget federale, «a inizio 2013, da un lato, scatteranno i tagli automatici alla spesa pubblica; e, dall'altro, verranno meno le riduzioni fiscali volute da Bush». Il risultato? «La caduta in recessione degli Usa - risponde Cesarano -, con il Pil che nel primo semestre cala dell'1,9%». Giocoforza, anche a fronte delle riforme avviate nel Vecchio continente, questo elemento rende meno positiva la "percezione" del dollaro. «Senza dimenticare, poi - aggiunge De Gregorio -, le problematiche geopolitiche, dalla Libia all'Egitto, esplose negli ultimi giorni, a poca distanza dalle elezioni presidenziali». Insomma, i mercati sono di nuovo sensibili (almeno un po') alle variabili strutturali. Ciò non toglie, ovviamente, che il principale market mover del recente passato, e prossimo futuro, rimangano le banche centrali. In particolare, l'annuncio da parte della Fed, giovedì scorso, del QE3 ha ulteriormente spinto gli investitori verso asset più remunerativi e, soprattutto, più rischiosi. Non è un caso che, ad esempio, il bene rifugio rappresentato dal Treasury decennale abbia visto il rendimento arrivare all'1,87% (era l'1,39% a fine luglio). Così come non deve stupire che il saggio dell'immarcescibile Bund sia passato dall'1,36% (al 23/7/2012) al'1,7% di venerdì scorso. Per contro, il tasso dei più "rischiosi" BTp o Bonos è sceso: quello del buono decennale italiano, ad esempio, è passato dal 6,57% di fine luglio al 5% di fine settimana scorsa. La voglia di rischio, peraltro, è dimostrata anche dai rally delle Borse. Wall Street, sulle attese del QE3 di Bernanke, in estate ha accelerato verso l'alto. Tanto che l'S&P500 ha raggiunto i massimi dal 2007. Un rally replicato in quel di Europa dove, val la pena ricordare, Piazza Affari, per molto tempo in rosso, da inizio anno vanta adesso un saldo positivo del 10,17%. In definitiva, l'attuale sentiment sui mercati è quello del «risk on»: il che aiuta gli asset europei e l'euro. E, tuttavia, la cautela deve essere massima. La corsa verso titoli con maggiore ritorno, infatti, tra un po' di tempo ne schiaccerà proprio il rendimento. Rendendoli, così, meno interessanti.

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