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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2012 alle ore 08:20.

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La "terapia" a base di liquidità della Federal Reserve americana, giunta a una nuova tappa con il Quantitative Easing 3, sta già dando gli effetti previsti (e in larga parte scontati in anticipo): Borse in ripresa, balzo dei prezzi delle materie prime, dollaro che scivola in basso. Ancora da verificare gli effetti sull'economia reale e sull'occupazione. Ma qual è stato il contraccolpo al di qua dell'Oceano, in particolare per le tasche dei consumatori italiani? Sul piatto della bilancia sono più i vantaggi (per esempio i mercati meno in tensione) o gli svantaggi (come il costo della benzina alle stelle)?

I vantaggi superano nettamente gli svantaggi per Fabrizio Fiorini, Chief investment officer presso Aletti Gestielle sgr: «Il Qe3 infatti contribuisce a migliorare le prospettive economiche mondiali, allentando le tensioni sui mercati finanziari». Inoltre il deprezzamento del dollaro che deriva da questa politica, continua Fiorini, toglie poco all'Europa in termini di export ma aggiunge tanto riguardo ai flussi di capitale diretto verso il Vecchio Continente. «In parte poi la liquidità a si riversa sui titoli di Stato italiani, che rendono molto bene - continua l'analista - . L'unico svantaggio è il rafforzamento dell'euro, ma limitato. Quanto all'aumento dei prezzi delle materie prime dipende da ben altro e non è in grado di far salire l'inflazione: personalmente lo vedo come un riflesso del miglioramento dell'economia mondiale».

La pensa diversamente Gabriele Roghi, responsabile Gestioni patrimoniali di Invest Banca: «il Qe3 servirà soprattutto ai bilanci delle banche americane - spiega - e non aiuterà più di tanto i flussi di investimento sui BTp». I prezzi delle materie prime sono già saliti "scontando" in anticipo una nuova operazione della Fed e ora non dovrebbero crescere più di tanto. Le noti più dolenti secondo Roghi arrivano dal rafforzamento della moneta unica: «un cambio contro il dollaro passato in poco tempo da 1,2 a 1,3 non è certo favorevole alle aziende italiane ed europee. Se l'euro dovesse restare a lungo su questi livelli il prossimo trimestre sarà difficile per l'export tricolore», con la concorrenza avvantaggiata dal dollaro debole.

Più articolata l'opinione di Giorgio Giovannini, country manager di Henderson Global Investors: «Dal punto di vista finanziario il Qe3 fa sicuramente bene, perché aiuta i titoli di Stato italiani. Fa anche bene ai valori azionari, in particolare bancari, che hanno corso molto nell'ultimo mese e mezzo rendendo meno amare le pesanti perdite degli ultimi anni». Se si aveva già diversificato il proprio portafoglio non si deve fare nulla, spiega Giovannini, se invece si era sovraesposti sui titoli di Stato italiani si possono ridurre le posizioni e approfittarne per diversificare.

«All'infuori del campo finanziario - continua Giovannini - la situazione è più complessa: il prezzo delle materie prime aumenta e può generare inflazione». E naturalmente porta con sé il caro benzina, che pesa sulle tasche degli italiani. «Però non c'era alternativa: la situazione è difficile e la depressione economica è vicina. Senza ricchezza non ci sono consumi. E l'unica speranza per l'Italia è far ripartire la crescita e riequilibrare il bilancio, con un pizzico di inflazione che contribuisce a ridurre il debito».

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