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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2012 alle ore 06:42.
Ora che l'associazione delle banche britanniche (Bba) ha fatto il suo (doveroso) passo indietro, annunciando che é disposta ad abbandonare il ruolo di supervisore nel fixing del tasso Libor, agli operatori non rimane che una domanda: e adesso, che succede? Difficile prevederlo. Certo è che l'uscita di scena dei principali controllori del meccanismo di formazione del tasso - cui sono legati fino a 800mila miliardi di derivati - non fa altro che confermare l'urgenza del processo di riforma di questo segmento del mercato. Nei giorni scorsi sia l'Eba, l'Associazione delle banche europee, che l'Esma, l'Authority incaricata di vigilare sulla stabilità dei mercati finanziari, hanno preannunciato che a partire da gennaio proporranno un set di norme cui le banche dovranno attenersi per la costruzione dei tassi benchmark come Libor ed Euribor (cui invece sono indicizzati i mutui a tasso variabile in Europa). Nulla è ancora deciso nel dettaglio, ma l'obiettivo dichiarato della revisione è garantire una metodologia di calcolo trasparente, sottoposta a verifica e priva di possibili conflitti di interessi. Una soluzione potrebbe essere quella di basarsi sui tassi effettivamente negoziati, fatti alla luce del sole, e non su quelli potenziali, più passibili di finti annunci e tatticismi. Forse aumenteranno i disguidi tecnici, ma il mercato, almeno, ne guadagnerà in fiducia. (L.D.)
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