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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2012 alle ore 06:48.

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MILANO
Dopo una discussione-maratona durata 28 ore consecutive, il consiglio comunale di Milano dà il via libera alla quotazione della società aeroportuale Sea, controllata col 54,8%, con 25 voti favorevoli.
Il progetto prevede uno sbarco a Piazza Affari entro fine anno, nella finestra tra novembre e dicembre, con un 25% di flottante e due possibili opzioni di aumento di capitale: o del 13% o del 22,5% circa, a seconda che la Provincia di Milano, che detiene il 14,56% della società di Linate e Malpensa, decida di vendere a Piazza Affari la sua quota insieme al Comune. Nel secondo caso il Comune venderà l'8,1 percento.
Gli incontri per la valorizzazione della società inizieranno a metà ottobre e procederanno fino a metà novembre. Le prime indiscrezioni parlano di un valore indicativo intorno ai 950-960 milioni. Le due opzioni di aumento di capitale dovrebbero pertanto garantire alle casse della Sea tra i 125 e i 216 milioni. Se il Comune vendesse l'8,1% potrebbe così incassare circa 75-80 milioni. Si tratta tuttavia di una stima che non tiene conto dello sconto dell'Ipo, che si aggira intorno al 10-15 percento. L'advisor di Sea è lo studio Colombo, e i global coordinator dell'operazione sono Intesa sanpaolo, Mediobanca, Morgan Stanley e UniCredit. I lavori per l'analisi del prezzo inizieranno quando la società aeroportuale consegnerà alle banche il piano industriale.
L'operazione procederà di pari passo alla vendita del 18,6% della società stradale Serravalle, da realizzare insieme alla Provincia di Milano, che mette a gara il suo 52,9%, e che contemporaneamente deciderà, entro il 10 ottobre (giorno dell'assemblea di Sea), anche se vendere sul mercato le proprie azioni Sea. I due progetti sono stati racchiusi in una sola delibera, che la Provincia ha già votato pochi giorni fa e che Palazzo Marino è riuscito a licenziare solo ieri sera, tra tensioni e scontri politici.
Fino all'ultimo l'approvazione dell'operazione è stata appesa ad un filo. Era necessario, secondo quanto specificato dalla giunta Pisapia e dal dg Davide Corritore, approvare l'operazione entro ieri, 27 settembre, giorno dell'assemblea di Asam (la holding di controllo di Serravalle) e del cda di Sea (in realtà rimandato ad oggi proprio in vista del consiglio fiume). Ma l'opposizione di centrodestra ha usato la carta dell'ostruzionismo con 240 emendamenti (di cui 60 circa inammissibili o illegittimi) da discutere e votare in una gara contro il tempo.
La maggioranza di centrosinistra ha difeso la scelta. Per Carmela Rozza, capogruppo del Pd, «la quotazione permetterà di rilanciare l'azienda favorendone lo sviluppo nel Nord, grazie alla mano pubblica che ancora detiene la maggioranza relativa». Per l'opposizione invece «la Sea non doveva essere quotata adesso, in un momento di crisi, ma il Comune avrebbe dovuto mantenere il controllo per poi cederla in un momento migliore», dice Mariolina Moioli, consigliere del Pdl.
Ora il progetto sembra tracciato. Rimane da capire cosa farà l'azionista di minoranza F2i che lo scorso anno ha vinto il bando comunale acquisendo il 29,75% della società. Il fondo guidato da Gamberale era intenzionato ad acquistare direttamente dalla Provincia un'altra quota, mentre ora si diluirà come tutti i soci. Probabilmente acquisterà in Borsa le azioni necessarie per mantenere inalterata la sua percentuale, ma non salirà sopra il 30% per evitare di lanciare un'Opa su tutto il capitale. La sua strategia di accedere al controllo di Sea è quindi momentaneamente bloccata.
Il nuovo cda avrà ora 8 consiglieri, uno in più: 5 in rappresentanza del Comune, 2 in rappresentanza di F2i, uno per il nuovo azionariato diffuso. Gli emendamenti alla delibera approvati ieri hanno infine introdotto tre novità: la quota rosa dentro il nuovo cda (quello attuale scade il prossimo marzo); il quorum al 67% per le acquisizioni; il fatto che il flottante al 25% sia comprensivo della greenshoe e dell'eventuale bonus share.
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