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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2012 alle ore 13:52.

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L'M&A italiano non vede ancora la luce in fondo al tunnel. Il nostro mercato delle fusioni e acquisizioni continua, infatti, a deludere le aspettative e a rimandare i segnali di risveglio. A dipingere questo scenario a tinte fosche è l'ultimo rapporto Kpmg Corporate Finance che mette in fila le operazioni chiuse nei primi nove mesi dell'anno: il controvalore è meno della metà di quanto registrato nello stesso periodo del 2011 (9,4 miliardi di euro rispetto ai 21 dell'anno precedente), con un segno più solo sul numero di operazioni, arrivate a quota 251 rispetto rispetto a un precedente dato di 194. Operazioni per necessità più piccole perché quest'anno sono mancate le grandi transazioni che avevano mosso il mercato nel 2011 come le Opa miliardarie francesi di Lvmh e Lactalis, rispettivamente su Bulgari e Parmalat.

Eppure, anche senza deal al di sopra del miliardo di euro, non vuol dire che l'Italia abbia smesso di essere una terra di conquista: nel settore dei beni di consumo (che, come accaduto nel biennio 2010-2011 è stato il più vivace con 76 transazioni) accanto al delisting di Benetton c'è quello Buongiorno, seguito all'acquisizione da parte del gigante giapponese DoCoMo. Non va diversamente nel comparto industriale dove si contano gli 800 milioni di euro spesi da Audi per comprare Ducati e i 400 milioni investiti dalla giapponese Nidec Corporation per portarsi a casa Ansaldo Sistemi Industriali.

Gli investimenti stranieri però, non sembrano per il momento sufficienti a invertire il trend negativo del mercato, iniziato a giugno 2011. «Il mercato continua a rispecchiare il ciclo recessivo dell'economia e per il momento non si intravedono particolari segnali di inversione di tendenza – spiega Maximilian P. Fiani, partner corporate finance della società di consulenza –. Il grosso delle operazioni è legato prevalentemente a processi di ristrutturazione e ci aspettiamo che anche nei prossimi mesi questo stia il driver principale del mercato. Vediamo comunque opportunità interessanti di consolidamento nel settore tlc/media, real estate e nel financial services. Soprattutto confidiamo in un risveglio dei flussi da parte degli investitori stranieri, dopo che sembra essersi attenuato il rischio Paese».

Ma mentre fondi e gruppi industriali esteri potrebbero pensare di investire un po' di più in Italia, qualcosa si muova anche fra i nomi dell'industria nazionale: e così, guardando le operazioni in attesa di perfezionare il closing, si vede che se la maison Valentino va all'emiro del Qatar per circa 700 milioni di euro, Campari continua il suo shopping in giro per il mondo, portandosi a casa il produttore giamaicano di rum Lascelles de Mercado per 330 milioni e collezionando un altro nome nella lunga serie di acquisizioni all'estero compiute negli ultimi anni. Non mancano, poi, anche deal più piccoli, ma significativi per i marchi coinvolti soprattutto nei beni di consumo: Safilo ha acquistato, infatti, lo storico brand Polaroid da per 65 milioni di euro, mentre Ferrarelle ha comprato Vitasnella per 5 milioni di euro.

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