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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2012 alle ore 08:27.

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TOKYO - Più di 10 mila partecipanti - 20 mila includendo operatori privati e altri soggetti interessati - stanno arrivando a Tokyo per una settimana in cui la capitale giapponese sarà il centro dell'economia e della finanza mondiali: alla riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale (che culminerà il 12 ottobre), con rappresentanti delle 188 nazioni aderenti, si sommeranno due vertici finanziari (G7 e East Asia). Dal confronto tra ministri delle Finanze e governatori delle banche centrali potrebbe venire qualche spiraglio di novità nell'affrontare i problemi di una economia globale in rallentamento e soggetta a crescenti rischi finanziari, di cui l'Fmi con tutta probabilità rivedrà al ribasso le stime correnti.

La gaffe giapponese Inizialmente il vertice Fmi/World Bank 2012 avrebbe dovuto tenersi in Egitto, ma la situazione instabile di quel Paese ha suggerito l'anno scorso di spostarlo altrove. Per il Giappone, si tratta della seconda volta: la prima fu nel 1964, l'anno storico delle Olimpiadi di Tokyo e dell'accesso del Sol Levante all'Ocse. I giapponesi hanno dato fondo alle loro ampie capacità organizzative, ma non ha fatto buona impressione che a pochi giorni dal summit sia stato cambiato il padrone di casa, con la sostituzione del ministro delle finanze. Jun Azumi è stato avvicendato con Koriki Jojima, 65 anni, già sindacalista presso il gruppo alimentare Ajinomoto, perfettamente sconosciuto all'estero e alla sua prima esperienza di Gabinetto. Il premier Yoshihiko Noda, per esclusive ragioni di politica interna, ha varato il terzo rimpasto del suo esecutivo in un anno al fine di cercare una maggiore coesione nel Partito Democratico anche in vista di elezioni legislative ormai imminenti. Oltre che una certa indifferenza verso l'esterno, la mossa conferma una grande verità: in Giappone il Ministero delle Finanze è potente, ma il ministro è solo il temporaneo tenutario della carica. Del resto, il vero interlocutore della diplomazia economica giapponese è il viceministro per gli affari internazionali, Takehiko Nakao, mentre in fondo lo stesso Noda non ha mai smesso di essere il ministro finanziario di sé stesso.

Lo sgarbo cinese Alcune banche private cinesi hano deciso di snobbare gli eventi di Tokyo, cosa che Nakao ha definito "very disappointing". E' il riflesso delle tensioni bilaterali relative al contenzioso territoriale riguardante le isolette disabitate Senkaku, controllate da Tokyo ma rivendicate da Pechino. Tensioni che stanno già avendo pesanti ripercussioni economiche: è di oggi l'anticipazione che le tre principali case automobilistiche nipponiche (Toyota, Nissan, Honda) stanno decidendo di tagliare della metà la loro produzione in Cina, dove è in corso una campagna di boicottaggio dei prodotti a marchio giapponese. Una situazione che rischia di riflettersi negativamente anche su una economia cinese già a crescita rallentata, ponendo un'altra incognita sugli sviluppi dell'economia globale.

Tra debito europeo e bilancio usa Tra i temi che andranno in discussione, spicca la crisi del debito europeo e il "fiscal cliff" americano (ossia il rischio di forti tagli automatici alla spesa pubblica Usa) come principali fattori di rischio per l'economia globale. Anche le questioni valutarie saranno oggetto dei colloqui: in particolare, il Giappone intende predisporre il terreno per eventuali interventi contro il superyen, mentre alla Cina sarà reiterata da più parti la sollecitazione a rendere più flessibile il cambio dello yuan. Mentre in seno all'Fmi si verificheranno i progressi sul fronte della rifroma della governance, nell'ambito della Banca Mondiale si cercherà di precisare nuovi interventi a favore dei Paesi in via di sviluppo. Ci sarà a parte una conferenza sulla gestione dei desastri naturali: il "Sendai Dialogue", dal nome del capoluogo del Giappone settentrionale colpito dallo tsunami dell'anno scorso.

Il G7 finanziario L'11 ottobre i ministri delle Finanze del gruppo delle cosiddette sette economie avanzate (Usa, Giappone, Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia e Canada) discuteranno i temi caldi del momento. Tuttavia non è nemmeno previsto un comunicato al termine del summit: sarà quindi una giornata di colloqui informali senza nemmeno una parvenza di conclusioni condivise. Non è la prima volta che il summit si conclude senza un comunicato, ma nelle circostanze presenti finisce per denotare imbarazzi e porre nuovi interrogativi sull'efficacia del vertice a sette.

Il summit east asia Il 13 ottobre ci sarà l'East Asia Summit dei ministri finanziari, che si riunisce per la seconda volta dopo la prima conferenza nel maggio del 2010: in agenda uno scambio di vedute sulla situazione economica e sulle prospettive della cooperazione finanziaria alla luce dei timori relativi al rallentamento in Asia e alla crisi del debito europeo. Come è noto, la debole formula "East Asia" è nata su sollecitazione del Giappone come estensione del'Asean +3 (Giappone, Cina, Corea del Sud), in modo da diluire l'influenza cinese (con l'aggiunta di India, Australia e Nuova Zelanda), ed è poi stata ulteriomente estesa fino a includere Usa e Russia.

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