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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2012 alle ore 06:43.

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Il vertice tra i legali di Marco Tronchetti Provera e quelli della famiglia Malacalza sarebbe imminente. Possibile che si tenga già nelle prossime ore. D'altra parte, per domani sarebbe in calendario il consiglio di amministrazione di Camfin che dovrà deliberare sul bond convertibile in azioni Pirelli da 170 milioni. Un summit che, anche per evitare appigli legali, verrà preceduto da una consultazione breve tra i due azionisti del patto Camfin, come recita l'articolo 6 comma 2, che disciplina le modalità di delibera rispetto all'eventualità in cui un'operazione comporti un incremento di debito inferiore ai 40 milioni. E, sulla carta, sarebbe questo il caso. Sebbene i legali di Malacalza, da parte loro, sostengano che ci sia il pericolo che la doppia operazione, bond da un lato e aumento di capitale di Prelios dall'altro, possa comportare un aumento dell'esposizione superiore ai 40 milioni. Rispetto a questo, va però segnalato che i 170 milioni del bond convertibile verranno utilizzati per rimborsare la prima tranche di un finanziamento da complessivi 132 milioni. Ciò significa che l'incremento del debito sarebbe di 38 milioni, una somma che Camfin ritiene possa essere più che sufficiente sia per partecipare alla ripatrimonializzazione di Prelios sia per pagare i costi di strutturazione dell'emissione obbligazionaria convertibile. D'altra parte, se si guarda per esempio all'offerta di Massimo Caputi per il gruppo immobiliare, l'imprenditore chiede agli attuali pattisti di Prelios nell'ambito della propria offerta da complessivi 175 milioni uno sforzo da 25 milioni, è difficile pensare che il gruppo immobiliare dreni eccessive risorse alla finanziaria. Anche immaginando che non tutti i soci del patto Prelios partecipino pro-quota all'iniezione di liquidità, è pensabile che Camfin, che ha il 12% della società e più o meno il 56% del sindacato, non debba sborsare più di 20 milioni. Il che, tradotto, significa che la finanziaria una volta veicolati i denari su Prelios avrà comunque ancora a disposizione più o meno 18 milioni di euro. Una cifra che appare sufficiente per pagare gli oneri di organizzazione del bond.
Detto ciò, la battaglia legale tra i due partner sembra essere inevitabile vista la risolutezza con la quale i Malacalza hanno finora agito. In pochi, dunque, si aspettano che la consultazione breve possa raffreddare gli animi in vista del consiglio Camfin. Un board durante il quale, peraltro, oltre a esaminare le condizioni del bond, preparato da UniCredit in qualità di banca agente con il supporto di Intesa Sanpaolo e Bnp Paribas, si dovrà valutare anche l'operazione Prelios.
Come è noto, giovedì 11 ottobre si terrà infatti il consiglio di amministrazione del gruppo immobiliare che dovrà decidere con chi, tra i due offerenti, Massimo Caputi attraverso Feidos da un lato e l'americana Fortress dall'altro, procedere nelle trattative. Le due proposte, differenti in alcuni tratti salienti, arriveranno sul tavolo del consiglio dopo che in questi ultimi giorni si sono tenuti confronti serrati tra gli advisor, le banche creditrici, i soggetti interessati e gli azionisti del patto.
L'idea che sembra prendere corpo sarebbe quella di un patto allargato tra nuovi e vecchi azionisti. Un'idea che a grandi linee ricalcherebbe i contenuti della proposta di Caputi che prevede un aumento di capitale complessivo da 175 milioni, dei quali 50 milioni pre money. Dei restanti 125 milioni, 50 milioni saranno chiesti al mercato, 25 milioni potrebbero essere sottoscritti dalle banche creditrici sottoforma di conversione dei debiti in equity e i restanti 50 milioni divisi equamente a metà tra il patto attuale e il nuovo socio.
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