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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2012 alle ore 06:43.
LONDRA
Bp ha deciso di disfarsi dei brutti ricordi. Il colosso petrolifero britannico ha annunciato ieri la vendita della raffineria di Texas City, dove quindici persone erano morte e 180 erano rimaste ferite nel 2005 in un'esplosione. Marathon Petroleum pagherà 2,5 miliardi di dollari, 600 milioni dei quali in contanti, per acquistare l'impianto, il terzo per dimensioni negli Stati Uniti, con una capacità produttiva di 475mila barili al giorno.
La cessione di Texas City, acquisita da Bp in seguito alla fusione con Amoco nel 1998, porta a un totale di oltre 35 miliardi di dollari le dismissioni realizzate da Bp dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico del 2010. L'obiettivo dichiarato del gruppo è di creare entro la fine del 2013 un fondo da 38 miliardi per coprire le multe e i risarcimenti legati all'incidente della piattaforma Deepwater Horizon. Il dipartimento di Giustizia Usa, che si è costituito parte civile contro la compagnia petrolifera britannica, ha escluso un accordo extra-giudiziale e il costo finale per Bp resta un'incognita.
«L'annuncio di oggi è la seconda pietra miliare nella revisione strategica del nostro business negli Stati Uniti», ha dichiarato Iain Conn, amministratore delegato della divisione Raffinazione e marketing globale di Bp. «Assieme alla vendita di Carson, annunciata in agosto, la cessione di Texas City ci permetterà di concentrare gli investimenti nelle nostre tre raffinerie al Nord».
Bp aveva venduto la raffineria di Carson in California al gruppo Tesoro per la medesima cifra ricavata da Texas City, 2,5 miliardi di dollari, con il doppio obiettivo di fare cassa e di ridurre gradualmente le attività di raffinazione del greggio, non abbastanza redditizie. La compagnia intende tuttavia mantenere il controllo degli impianti di Whiting nell'Indiana, Toledo nell'Ohio e Cherry Point nello Stato di Washington, che sono più facilmente accessibili per il greggio canadese.
In seguito all'esplosione del 2005 Bp aveva dovuto pagare una prima multa di 50 milioni di dollari, dopo essersi dichiarata colpevole di non avere svolto le necessarie opere di manutenzione. Il gruppo in seguito ha investito oltre 1 miliardo per migliorare gli impianti, ma nel 2010 è stato comunque costretto a pagare un'ulteriore multa di 50 milioni per non avere installato sufficienti misure di sicurezza. «Adesso – ha sottolineato Keith Casey, manager di Texas City – la raffineria è stata completamente trasformata ed è sicura, affidabile e redditizia».
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