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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2012 alle ore 06:42.

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TOKYO
Dal fronte finanziario, industriale e politico si moltiplicano i segnali che il Giappone potrebbe rinunciare all'opzione zero sull'energia nucleare delineata sul medio-lungo termine nel suo piano energetico annunciato qualche settimana fa: un programma che, se attuato, avrebbe ampie implicazioni sull'intero scenario energetico globale ma che appare sempre più a rischio. L'ultima notizia riguarda il colosso Toshiba: ha annunciato che salirà all'87% nel produttore americano di attrezzature per centrali atomiche Westinghouse Electric, rilevando la quota del 20% di The Shaw Group il prossimo 4 gennaio per 125 miliardi di yen (1,6 miliardi di dollari. L'operazione rientra comunque nel quadro dei complessi accordi seguiti all'acquisizione nel 2006 del 77% di Westinghouse per 4,2 miliardi di dollari: Shaw era uno dei 4 partner di minoranza allora reclutati, e aveva il diritto di uscire dall'investimento, tanto più che la sua quota originaria aveva dovuto ampliarsi dopo il ritiro di due investitori.
Toshiba ha reso noto che cercherà nuovi partner per alleviare il peso finanziario dell'intesa, ma che manterrà comunque la maggioranza del gruppo americano, a testimonianza che non intende rinunciare a questo settore di business. Intanto nei giorni scorsi l'utility Electric Power of Japan ha annunciato che riprenderà i lavori di costruzione del nuovo impianto nucleare di Oma, nella provincia di Aomori, fermati l'11 marzo dell'anno scorso (il giorno dello tsunami). Il piano energetico non specificava se la costruzione di nuovi impianti dovesse essere annullata, ma stabiliva la durata massima del ciclo produttivo (40 anni), il che – senza nuove centrali – implicherebbe la fuoriuscita del Paese dal nucleare negli anni '30. Ipotesi che il nuovo leader del Partito Liberaldemocratico – oggi all'opposizione –, Shinzo Abe, respinge con decisione. Abe potrebbe diventare premier nel giro di pochi mesi, visto che l'attuale primo ministro Noda si è impegnato proprio con l'opposizione a convocare elezioni anticipate in cambio di un appoggio alle sue politiche fiscali. La Keidanren – la Confindustria giapponese – ha salutato con favore la sua elezione a presidente del partito: la lobby industriale tifa per lui perché teme che senza il nucleare il Paese perda competitività.
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