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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2012 alle ore 08:20.

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ROMA
Il Fondo strategico italiano alza il velo sulla cordata di imprenditori italiani che lo affiancherà per rilevare la quota di Finmeccanica nel capitale di Ansaldo Energia. La società guidata da Maurizio Tamagnini ha ufficializzato la sottoscrizione ieri di un memorandum di intesa con il gruppo Energia Brescia (coordinato dal gruppo Camozzi attivo nei componenti per l'automazione industriale), con le Acciaierie Venete della famiglia Banzato di Padova e con l'imprenditore Davide Usberti, patron di Gas Plus, quarto operatore del gas in Italia. Gruppi solidi che insieme fatturano oltre 3,5 miliardi con 11mila addetti ma il cui business non sembra avere attinenza con quello di Ansaldo Energia (turbine per centrali elettriche). In ogni caso, ognuno di questi gruppi fattura può o meno quanto la società di cui intendono acquisire una partecipazione.
Di questo per il momento si tratta: l'intenzione è presentare una manifestazione di interesse congiunta e non vincolante a Finmeccanica per una quota di minoranza (forse un 30% o poco meno) di Ansaldo Energia al fine di «giungere a un accordo vincolante nel breve termine». Solo una volta perfezionato questo primo investimento – e a valle di una due diligence e di altre non specificate condizioni – la cordata si riserva di valutare un ulteriore investimento in Ansaldo Energia a supporto dello sviluppo industriale, anche alla luce della sue potenzialità «di essere un operatore di successo indipendente nel suo settore».
Il primo step ufficializzato da Fsi, dunque, è diverso dalla proposta di Siemens, che valorizza la società circa 1,3 miliardi e punta a rilevare subito il 55% in possesso della società di piazza Monte Grappa e con tutta probabilità anche il 45% in mano al fondo First Reserve.
A leggere in controluce la proposta di Fsi si intuisce che la costola della Cdp, che per statuto deve restare in minoranza nelle società in cui entra, punta a mettere un piede in Ansaldo Energia, a bloccarne la cessione a Siemens ma contestualmente a prendere tempo per poi rafforzare la compagine degli acquirenti. Il passo successivo sarebbe la ricerca di un partner strategico che apporti tecnologia per la realizzazione delle turbine di nuova generazione. Senza la tecnologia, che sinora la società genovese ha acquisito da Siemens e da Abb/Alstom, il business di Ansaldo Energia rischia di non andare molto lontano. Un partner con questi requisiti non può che essere estero: Fsi ha avviato sondaggi con potenziali partner per consentire l'ingresso nella cordata acquirente nell'arco di 6 mesi o poco più. Tra questi c'è Mitsubishi che due anni fa si era fatto avanti per il 45% della società genovese finito poi a First Reserve. Mitsubishi starebbe sviluppando tecnologie all'avanguardia per le turbine di futura generazione; il suo interesse a rilevare una quota di minoranza (30%) è legato alla prospettiva di entrare nel mercato europeo e accedere ai contratti di manutenzione delle turbine controllati da Ansaldo Energia. Non è da escludere che in questo scenario Finmeccanica possa restare con quota di minoranza, potendo così deconsoliderebbe debito (per circa 400 milioni) oltre a fare un po' di cassa. Le indiscrezioni, comunque, accreditano contatti anche con la coreana Doosan.
La quota di First Reserve, in questo contesto, va prima o poi rilevata: il fondo, infatti, avrebbe ottenuto nel 2011 un'opzione put che obbligherebbe Finmeccanica a ricomprarsi quella partecipazione. Siemens, frattanto, non resta alla finestra. Da parte sua, qualora maturassero le condizioni, non sarebbe contraria a formare una cordata con Fsi in posizione di minoranza per garantire le buone intenzioni del suo investimento e lasciare una quota di «italianità» ad Ansaldo Energia.
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