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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 08:38.

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Anche Tirreno Power, l'unica delle tre genco Enel che ha conservato i propri equilibri azionari sostanzialmente immutati dal 2003 ad oggi, si prepara ad affrontare un fisiologico riassetto. Dopo che Endesa Italia è confluita nel gigante tedesco E.On e che Edipower, nell'ambito della riorganizzazione di Edison è stata rilevata da A2A, ora i riflettori si spostano sull'asset company che fa capo per metà a Gaz de France Suez e per l'altro 50% alla cordata italiana guidata da Sorgenia (con il 78%) e partecipata da Hera e Iren (entrambi con l'11%).
Proprio il controllo condiviso tra italiani e francesi è un elemento che ricorda la situazione della vecchia Edison-Edipower (anche se in Tirreno Power i rapporti tra soci sono molto meno tesi e anzi collaborativi) così come un elevato indebitamento, che presenta una scadenza di almeno 750 milioni di euro a metà 2014. Un nodo a prima vista non immediato che tuttavia, alla luce del forte peggioramento del mercato del gas e della conseguente erosione dei margini della società imporrà molto presto agli azionisti una riflessione approfondita sul proprio investimento che andrà al di là dell'eventuale rifinanziamento. Il maxi prestito, coordinato da UniCredit, presenta peraltro condizioni al momento molto favorevoli (un tasso d'interesse effettivo dell'1,5% nel 2011 e l'assenza di pegno) che difficilmente verranno concesse in futuro. Inoltre c'è il tema dei covenant, in particolare di quello che fissa un rapporto massimo di 4,5 volte tra indebitamento e Ebitda. Lo scorso 30 giugno, nonostante un margine operativo lordo semestrale in forte calo (-33% a 54 milioni), Tirreno Power – che aveva una posizione finanziaria netta negativa per 861 milioni e nei sei mesi ha perso 4,6 milioni – si è salvata in extremis grazie alla rinegoziazione, avvenuta in aprile, di alcuni contratti di fornitura del gas. Proprio in ragione di quest'ultimo elemento, di una costante azione di riduzione dei costi e della tradizionale ciclicità del business, che porta a realizzare nel secondo semestre il 65% del mol, i vertici della ex genco hanno fiducia che i covenant verranno rispettati anche a fine anno. Ma è naturale come, in un quadro incerto, resti sempre aperto il canale di comunicazione con le banche finanziatrici, che in caso di eventuale sforamento dei parametri concordati dovrebbero decidere sul rilascio di un waiver.
Alla luce di tutto ciò, è opinione condivisa che la società stia per arrivare a una svolta. Da una parte c'è Gaz de France, che interpreta la presenza in Italia in un'ottica di lungo periodo, la stessa di coloro che considerano il gas, al di là delle attuali difficoltà, come il carburante del futuro. Ecco perché mettere in portafoglio tutti i 2,3 GW di cicli combinati di Tirreno Power (che vanta complessivamente circa 3,5 MW tra cui anche 980 MW di termoelettrico, 67 di idroelettrico e alcuni impianti fotovoltaici) potrebbe rappresentare un'opzione coerente con la loro linea. Del resto, nel 2010, il colosso transalpino ha già arrotondato al 50% la partecipazione nell'ex genco rilevando le quote di Acea. E ora, inoltre, punta molto sul mercato retail italiano, dove conta di raggiungere 1,5 milioni di clienti entro fine anno.
Dall'altra parte, c'è la cordata italiana che guarda al dossier con una prospettiva diversa. Sorgenia, a cui fa capo in trasparenza il 38% di Tirreno Power (consolidato al 50% tramite la holding Energia Italiana), ha sì terminato il proprio ciclo di investimenti ma è alle prese con un elevato indebitamento (1,85 miliardi al 30 giugno) e a breve avvierà un piano per ridurlo. In esso, al momento, non rientra la cessione della quota nella ex genco ma, in futuro, un eventuale conguaglio cash potrebbe essere ben accetto. Un discorso che vale a maggior ragione per Iren, socio al 5,5% e da tempo alla ricerca di compratori per la propria quota, mentre Hera, in teoria, sarebbe l'unica potenzialmente interessata ad acquisire capacità produttiva.
Una cosa, per gli italiani, sarà comunque diversa da Edison: in caso di uscita da Tirreno Power non ci saranno sanguinose minusvalenze. Stando alle stime che circolano tra le banche, per la ex genco è ipotizzabile un equity value attorno a 500 milioni. Un valore che implicherebbe per Energia Italiana, che ha la partecipazione in carico a 123 milioni, una buona plusvalenza così come per Iren ed Hera, che valutano in bilancio Tirreno Power attorno a 13 milioni.
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