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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2012 alle ore 06:43.

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SAN PAOLO - Volkswagen lancia la sfida a Fiat anche in Brasile. «Vogliamo tornare ad essere i numeri uno qui. Per noi è sicuramente un obiettivo, ed è importante anche per motivare la squadra». Così Martin Winterkorn, numero uno del gruppo tedesco, ha risposto al Sole 24 Ore in occasione del Salone dell'Auto di San Paolo del Brasile, che si è aperto ieri.

I dati dei primi nove mesi del 2012 vedono il gruppo italiano in testa per vendite di auto con poco meno di 494mila unità contro le 482mila della rivale; Volkswagen, con la quale Fiat è impegnata in un testa a testa da parecchi anni, si consola con il primato della Gol nella classifica dei modelli più venduti «per il 26esimo anno consecutivo» e con il primo posto nella produzione (il colosso di Wolfsburg ha prodotto l'anno scorso 828mila veicoli, di cui una parte esportati nel resto del Sudamerica).

«Investiremo 3,4 miliardi di euro di qui al 2016 per rinnovare la gamma di prodotti e ampliare la capacità produttiva» dice Winterkorn, che non risparmia una battuta: «non so se i concorrenti saranno in grado o meno di continuare a investire ai nostri ritmi». Volkswagen prevede che il mercato brasiliano possa crescere (veicoli commerciali compresi) fino a 5 milioni di unità entro il 2018, rispetto ai 3,5 milioni previsti per quest'anno. Fiat è a sua volta impegnata in un piano di investimenti da 10 miliardi di reais entro il 2014 (circa 3,8 miliardi di euro al cambio odierno) che vede tra l'altro la costruzione di una nuova fabbrica a Pernambuco e l'ampliamento della capacità di quella storica di Betim, portando la capacità produttiva del Lingotto nel Paese a 1 milione di vetture. Lelio Ramos, direttore commerciale di Fiat do Brasil, prevede per il 2012 un consuntivo in crescita del 5% per il mercato e del 9-10% per il gruppo Fiat.
L'interesse di tutti per il Brasile è dimostrato dalla presenza qui, oltre che dei vertici di Vw, di Dan Akerson, numero uno della General Motors.

Sergio Marchionne, che inizialmente aveva pensato di tenere qui a San Paolo la riunione mensile del Gec - il comitato direttivo del gruppo - ha poi cambiato programmi per dedicarsi ai problemi del gruppo in Europa.
Con la crisi europea, il Brasile è insieme agli altri Bric (Cina, Russia e India) la terra promessa: Fiat e Volkswagen si dividono attualmente una fetta di mercato di poco inferiore al 50 per cento, seguite da General Motors, Ford, Renault/Nissan e dal gruppo Peugeot Citroen. Agli altri rimangono per ora poco più delle briciole, ma la crescita prevista nel Paese e i margini di profitto per ora elevati stanno attirando gli investimenti da parte di quasi tutti i maggiori costruttori.

Oggi anche la Bmw dovrebbe ufficializzare l'investimento da circa 300 milioni in una fabbrica in loco. Nuovi stabilimenti sono in costruzione anche da parte delle cinesi Chery e Jac, e della giapponese Suzuki; secondo Anfavea il settore vedrà qui in Brasile investimenti complessivi per quasi 17 miliardi di euro entro il 2015. Chi sono i concorrenti più pericolosi? La risposta del manager tedesco è netta: «Più dei cinesi, mi preoccupano i coreani». Hyundai ha per ora una quota di mercato dell'1,5%, ma la sua fabbrica a Piracicaba, nella regione di San Paolo, è appena entrata in funzione: la casa coreana punta a produrre 150mila unità l'anno prossimo, con un modello di business particolare: la rete commerciale dei modelli prodotti qui (con la sigla HB, Hyundai Brasil) sarà completamente separata da quelli importati.

Un fattore da sempre decisivo nel definire lo scenario competitivo qui in Brasile è il Governo. Al dazio del 30% sui prodotti importati si è aggiunta quest'anno l'Ipi, un'imposta che penalizza i prodotti al di sotto di un contenuto minimo locale e i gruppi che non investono in ricerca e sviluppo in Brasile. L'Ipi dovrebbe scadere a fine ottobre, ma i termini del periodo transitorio non sono chiari; una cosa è certa: con il numero di produttori locali in aumento, è destinata ad aumentare anche la concorrenza.
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