Cosa (quasi) mai viste per stimolare l'economia giapponese. Per la prima volta dal 2003, la Banca del Giappone ha allentato la politica monetaria per la seconda volta in un mese, aumentando di altri 11mila miliardi di yen (quasi 110 miliardi di euro) il programma di acquisto di asset a un totale di 66mila miliardi (altri 25mila miliardi di yen, invariati, vanno a un piano separato di crediti agevolati).

Oltre a questo piano di sostanziale quantitative easing (mentre i tassi di riferimento sono stati confermati tra lo 0 e lo 0,1%), la BoJ ha introdotto un piano inedito per fornire alle banche, a richiesta, un ammontare potenzialmente senza limiti di prestiti agevolati a lungo termine, fino all'equivalente dell'incremento netto dei prestiti (per una cifra iniziale di 15mila miliardi di yen). Infine, per la prima volta da quando, nel 1998, la legge ne rafforzò l'autonomia, la banca centrale ha emesso un comunicato congiunto con il Governo - firmato dal governatore Masaaki Shirakawa, dal ministro delle politiche economiche Seiji Maehara e dal ministro delle Finanze Koriki Jojima - in cui si sottolinea la volontà comune di battere la deflazione e di conseguire un tasso di inflazione dell'1%, oltre all'impegno a sprigionare tutto il potenziale economico del Paese. La settimana scorsa l'esecutivo del premier Yoshihiko Noda aveva annunciato una mini-manovra di stimolo fiscale all'economia da 422,6 miliardi di yen, quasi 4,2 miliardi di euro.

Se pure quest'anno il Pil giapponese dovrebbe crescere del 2% o più grazie al buon andamento del primo semestre (supportato dagli investimenti pubblici per la ricostruzione della parte settentrionale del Paese colpita dallo tsunami), è comparso un rischio di recessione soprattutto a causa dell'indebolimento di export e produzione industriale, connesso alla debolezza della domanda esterna (la stessa BoJ ha abbassato le sue previsioni su crescita e inflazione). La reazione del mercato non è stata entusiasta. Lo yen si è leggermente rafforzato e l'indice Nikkei della Borsa ha chiuso in ribasso dell'1%, anche perché alcuni operatori si attendevano un allentamento ancora più aggressivo.

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