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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2012 alle ore 06:40.

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La partita per il rinnovo dei vertici di Intesa Sanpaolo va giocata in tempi stretti. Giovanni Bazoli, presidente di Ca' de Sass, questo concetto lo ha ribadito anche ieri. Già a gennaio potrebbe tenersi l'assemblea per il rinnovo del consiglio di sorveglianza, che a sua volta nominerà il nuovo consiglio di gestione sempre con Enrico Tomaso Cucchiani al vertice. Naturale che le trattative per definire il nuovo organigramma siano in pieno svolgimento, con le grandi fondazioni azioniste (Compagnia Sanpaolo, Cariplo, Cariparo, Carisbo e Carifirenze hanno il 25% circa del capitale) in prima linea per blindare le poltrone. Tanto più che le modifiche allo statuto appena approvate aprono il consiglio di gestione ai manager, una novità per l'istituto.
Sui vertici, scontata la conferma di Giovanni Bazoli alla presidenza del consiglio di sorveglianza, appare probabile che per salvaguardare gli equilibri con Torino, a quel punto spetterà al presidente della Compagnia di San Paolo, l'ex-sindaco del capoluogo piemontese Sergio Chiamparino, designare il presidente del consiglio di gestione. Lo status quo, con la riconferma del torinese Andrea Beltratti è guardata con favore del presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, ma non sarebbe nemmeno accantonata dallo stesso Chiamparino che proprio ieri ha dichiarato che «Beltratti ha fatto un buon lavoro». Nelle settimane scorse Beltratti si è detto «tranquillo» di fronte alle voci che indicano al suo posto Gian Maria Gros-Pietro, nominato nel consiglio della Compagnia di San Paolo dal presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta. Gros-Pietro, d'altra parte, oltre ad avere il pieno appoggio della Compagnia e del sindaco di Torino Piero Fassino, vanta ottimi rapporti con Bazoli, Cucchiani e Guzzetti. Si tratta di vedere, a questo punto, se Torino vorrà giocare a pieno titolo questa partita o, magari, conservare un credito da far valere in futuro, accontentandosi della vice presidenza con Gianfranco Carbonato, che già siede nel consiglio di sorveglianza, tra i candidati più forti.
Se per la presidenza del cdg la palla è in mano alla Compagnia, più complessa la questione legata alla scelta dei manager che entreranno nel board. La nuova formulazione dell'articolo 13 dello statuto prevede che il consiglio di gestione sia formato da 7 a 11 membri; prima di tutto il ceo, poi una componente esecutiva di cui faranno parte – oltre allo stesso ceo – i due vice presidenti e un numero di membri scelti tra i dirigenti di società appartenenti al gruppo: due qualora il consiglio di gestione sia composto da sette o otto membri, tre qualora sia composto da nove o dieci membri, quattro qualora sia composto da undici membri. Raccoglierebbe consensi tra gli azionisti la scelta di far entrare nel consiglio di gestione i direttori generali, attualmente rappresentati da Gaetano Micciché e Carlo Messina, oltre a Giuseppe Castagna – futuro capo della Banca dei Territori – e il responsabile operativo Francesco Micheli. C'è poi chi osserva che dal suo insediamento Cucchiani ha pian piano costruito intorno a se una squadra di manager, pur mantenendo punti fermi (come i due dg in carica). L'ultimo del suo staff approdato in Ca' de Sass, dopo Silvana Chilelli e Ilaria Romagnoli, è Massimo Tessitore, 40 anni, a cui toccherà occuparsi dello sviluppo della rete commerciale del gruppo in diretto contatto con Castagna. E, infine, c'è anche l'incognita delle quote rosa che devono rappresentare il 20% dei componenti del consiglio di gestione e del consiglio di sorveglianza. «Evidentemente – ha detto ieri Bazoli – non c'è posto per tutti i top manager, ma prevediamo che i top manager partecipino regolarmente e saranno sempre chiamati a dare il loro parere in consiglio». Come dire, i posti (limitati) nel consiglio di gestione saranno solo di «rappresentanza» di un management che sarà sempre più coinvolto nella nuova governance appena delineata.
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