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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2012 alle ore 08:44.

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MILANO
Una subolding «UniCredit Italia», con agganciata la partecipazione in Mediobanca: cantiere virtuale di una ricomposizione strategica fra Piazza Cordusio, Piazzetta Cuccia e Generali, da sempre nei desiderata delle Fondazioni CariVerona e Crt. In parallelo un riordino di tutte le attività centro-europee del gruppo (ex Hvb-BankAustria) e quelle internazionali: quelle cui l'Azienda-Germania è ovviamente più sensibile. È questa - nella sua sintesi più estrema - l'ipotesi di spin-off di UniCredit su cui Piazza Affari ha preso a ragionare, dopo che, recentemente, il presidente Giuseppe Vita non l'ha esclusa, pur definendola «non in agenda» (non da ultimo per le problematiche fiscali e la congiuntura recessiva). È uno dei molti dossier strategici che - già nel 2013 - potrebbero essere aperti nelle stanze dei bottoni delle grandi Fondazioni azioniste delle big bancarie e assicurative.
Il ridisegno delle province - approvato l'altra sera dal governo - ha aggiunto qualche grano di pepe a una tornata di rinnovi di governance che nelle prossime settimane interesserà - oltre alla Crt - Cariplo, Cassa Bologna, Cassa Firenze e Cassa Padova e Rovigo: cioè quattro dei cinque azionisti-pivot di Intesa Sanpaolo, che a sua volta ha preannunciato un anticipo del rinnovo del proprio consiglio di sorveglianza. Nell'immediato, tuttavia, non è atteso alcun effetto-province: solo a riaccorpamenti avvenuti (quindi dopo il 2014) gli statuti degli enti saranno prevedibilmente chiamati ad adattare i criteri di nomina. E solo allora saranno affrontate alcune situazioni potenzialmente singolari create della riforma. Nel Veneto, ad esempio, la super-provincia di Verona e Rovigo si troverebbe a essere stakeholder strategica in due Fondazioni-chiave: CariVerona (UniCredit) e CariPaRo (Intesa Sanpaolo). Idem per la nuova provincia di Padova e Treviso (Cassamarca è in UniCredit). Due casi - quelli di CariParo e Cassamarca - in parte assimilabili anche in chiave-rinnovi: sia Antonio Finotti e Padova, sia Dino de Poli a Treviso (unico presidente che Cassamarca abbia mai avuto) sono sotto pressione per la gestione del patrimonio e per le scelte di erogazione.
Ma il conto alla rovescia per i nuovi organi di indirizzo è iniziato da tempo in altri grandi enti. A Torino i rumor danno sempre per vicino l'avvicendamento - leggermente anticipato rispetto alla scadenza del 2013 - di Andrea Comba, presidente della Crt dal 1996. L'ipotesi su cui i vari stakeholder piemontesi avevano lavorato a lungo (l'ex sindaco Pd di Torino Chiamparino al vertice Compagnia San Paolo e l'ex presidente Pdl della Regione Piemonte, Enzo Ghigo) sembra superata. Viene invece molto ripetuto il nome istituzionale di Antonio Maria Marocco: notaio torinese, attualmente membro del board di UniCredit.
Nelle "vecchie" province lombarde sono invece appena arrivate le lettere con cui la Cariplo sollecita entro il 31 dicembre le terne di competenza. La designazione dell'intera commissione centrale di beneficienza (40 membri, 6 espressi da soggetti singoli della società civile, 7 per bando dal terzo ettore, 7 cooptati fra personalità eminenti) è attesa a conclusione entro marzo. La conferma di Giuseppe Guzzetti - da tempo personalità bipartizan - non è in discussione. Più interessante sarà osservare quanto il passaggio politico alla Regione Lombardia (al voto anticipato fra gennaio e febbraio) influirà sulla maggiore Fondazione italiana, al di là della designazione singola di competenza della giunta Formigoni.
Ma Comuni, Province, Camere di commercio e società civile nelle varie declinazioni statutarie sono al lavoro attorno a Fondazione strategiche come Bologna e Firenze. Nel capoluogo emiliano Fabio Roversi Monaco (ex rettore dell'ateneo e fra l'altro consigliere di Mediobanca in rappresentanza di quattro Fondazioni) non ha escluso un passo indietro. A Firenze, il 57enne Jacopo Mazzei - imprenditore vinicolo - scade come consigliere in febbraio ma è stato nominato presidente da poco più di un anno. Mazzei fa parte dei 154 "soci" dell'ente che esprimono metà dei 22 consiglieri.
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