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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2012 alle ore 06:40.

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Non poteva andare diversamente, dato che la maggioranza del consiglio di Gpi è espressa da MTP Sapa. Ma il passaggio al board della holding non quotata di Camfin ha ratificato le posizioni di Marco Tronchetti Provera & soci, opposte a quelle degli ex alleati, la famiglia Malacalza.
La settimana scorsa gli imprenditori genovesi avevano inoltrato una lettera nella quale chiedevano la procedura accelerata per uscire dall'accordo recuperando il diretto possesso delle azioni Camfin con una quota complessiva del 25,6%. Tronchetti, ma anche Alberto Pirelli, avevano respinto la richiesta, che si basa sul presupposto di una violazione dei patti che la parte MTP non riconosce.
Così ieri il consiglio di Gpi ha formalizzato il punto. Come al solito a maggioranza: non si è presentato infatti Mattia Malacalza (uno dei due figli di Vittorio) e gli altri amministratori espressi da Malacalza Investimenti, Marco Caneva e il legale Gianpiero Succi, si sono astenuti sulla delibera. Presenti gli altri consiglieri – il presidente Tronchetti, l'amministratore delegato Giorgio Bruno, Alberto Pirelli e Ilaria Tronchetti –, il board «ha deciso di rigettare ogni contestazione di Malacalza Investimenti e di respingere pertanto la richiesta di trasferimento dalla stessa Malacalza Investimenti formulata».
In particolare sono state respinte le obiezioni della famiglia genovese all'emissione del bond convertibile in azioni Pirelli che avrebbe, a loro giudizio, violato i patti stretti con Tronchetti. Il prestito da 150 milioni, peraltro già collocato sul mercato, «non ha determinato un incremento della posizione debitoria di Camfin superiore a 40 milioni», sottolinea il cda Gpi. Se fosse stata superata quella soglia, i Malacalza avrebbero avuto il diritto di veto. Ma, spiega una nota della holding, «ai fini della determinazione dell'impatto del nuovo debito derivante dall'emissione del prestito obbligazionario convertibile deve infatti farsi riferimento esclusivamente all'ammontare del debito in linea capitale». Dunque, è la tesi di Gpi, l'assunzione di nuovo debito è relativa solo all'importo di 17,6 milioni, eccedente l'importo del prestito bancario da 132,4 milioni da rimborsare entro fine anno. E inoltre, ricorda la nota Gpi, l'emissione del bond da parte di Camfin «rientra espressamente tra le operazioni che gli accordi con le banche finanziatrici ammettevano, a condizione che le stesse vi acconsentissero». Gli accordi con le banche, preesistenti alla stipula dei patti tra Tronchetti e i Malacalza, prevedevano in caso di mancato rispetto dei target di indebitamento, un aumento di capitale, la cessione di azioni Pirelli oppure un'altra soluzione che fosse accettata dagli istituti creditori. «Tale consenso – sottolinea la nota – è stato in effetti rilasciato dalle banche». E infine, sostiene Gpi, «l'emissione del prestito non comporta alcun trasferimento della partecipazione Pirelli in violazione dei patti in essere con Malacalza investimenti».
Insomma, l'ennesimo round consiliare che ratifica lo stallo tra i due ex-alleati contendenti. Respinta la pratica di separazione consensuale, a scorrere i patti, i Malacalza avrebbero la possibilità di chiedere un arbitrato, col rischio però di tempi addirittura superiori a quelli dello scioglimento "ordinario" degli accordi (disdetta entro il 20 gennaio prossimo, scadenza dei patti il 20 luglio, scissione di Gpi verso fine 2013). Intanto però la MTP Sapa, con gli advisor Lazard e Gerardo Braggiotti, sta proseguendo i contatti per l'ingresso di potenziali nuovi soci o direttamente nell'accomandita o in una eventuale newco tra MTP e Gpi. I fondi di Bonomi, del Qatar e Clessidra sono ancora tutti in pista, ma ci sarebbero anche altri fondi internazionali. L'obiettivo è definire una nuova partnership entro fine mese in vista dell'inevitabile divorzio con i Malacalza.
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