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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2012 alle ore 08:20.

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Condizioni di mercato difficili in Europa e segni di miglioramento nel Nord America. Si potrebbe riassumere così il mercato attuale delle conifere emerso a Stoccolma in occasione della settima International Softwood Conference (isc), organizzata dalla Organizzazione europea delle segherie (Eos) e dalla European Timber Trade Federation.
I dati diffusi hanno evidenziato infatti una situazione in chiaro-scuro che condizionerà il mercato ancora per qualche mese.
Sta di fatto che, se da un lato la produzione di segati di conifere nei Paesi membri Eos a fine anno è prevista in calo del 5,3% (del 3,8% se si considerano tutti i Paesi europei Isc) e nel 2013 del -1% nei Paesi Eos (con la produzione europea totale ferma a 97,6 milioni di metri cubi), dall'altro il mercato nord-americano crescerà del 7,2% (+2,2% nel 2013), passando da 88,9 a 90,8 milioni di mc.
Stesso trend anche per i consumi che per la fine del 2012 sono stimati in calo del 3,4% nell'area Eos e nei Paesi europei Isc, mentre in Nord America segneranno un incremento del 6,6%. Analizzati nel loro complesso i consumi dovrebbero chiudere l'anno in corso con una leggera crescita (+1,8%) attestandosi a 155 milioni di metri cubi.
Sul fronte europeo, il motivo principale della situazione negativa è da trovare nella difficile situazione di alcuni Paesi del continente, che stanno soffrendo l'andamento decisamente negativo nel settore dell'edilizia, ma anche il rallentamento delle esportazioni a causa degli elevati prezzi dei tronchi.
«Tuttavia, la ripresa del mercato immobiliare Usa potrebbe innescare una spirale positiva», ha spiegato Annika Winsth (chief economist di Nordea Bank), aggiungendo che la crescita mondiale sarà ancora lenta ma, considerando che sono state adottate importanti misure economiche dalla maggior parte degli Stati più esposti, c'è da essere fiduciosi che la crisi sarà superata.
Dello stesso avviso Tommaso Iavarone, delegato FederlegnoArredo presso la Eos, secondo il quale «la situazione mondiale vede due grandi blocchi: da una parte Europa e Stati Uniti che devono abbassare la produzione per riequilibrare una domanda ancora debole, dall'altra i Paesi in via di sviluppo (quadrante asiatico in testa) che vedono crescere la richiesta di materia prima e potrebbero dare uno slancio al settore».
Per quanto riguarda il futuro dell'Italia, Iavarone però avverte: «Se le aziende italiane delle prime e seconde lavorazioni non troveranno un modo di crescere sarà sempre più difficile affrontare i prossimi anni e si correrà il rischio di rimanere ai margini del mercato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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