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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2012 alle ore 15:18.

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La piazza finanziaria svizzera dovrebbe intrattenere contatti più stretti sul piano internazionale. L'obiettivo è di creare una sorta di G-8 della finanza, che potrebbe chiamarsi F-8. È quanto afferma Patrick Odier, presidente dell'Associazione svizzera dei banchieri (Asb), in un'intervista alla "SonntagsZeitung". Attualmente, sottolinea, c'è un dialogo regolare con la City di Londra, '"ma in futuro il cerchio dovrebbe essere allargato. Ciò ci permetterebbe di reagire più rapidamente e di trovare soluzioni congiunte di fronte a nuove regolamentazioni e tendenze''. In tema di segreto bancario paesi come Austria, Lussemburgo e Belgio hanno interessi comuni, spiega Odier, secondo il quale non bisogna tuttavia fare uso indebito della protezione della sfera privata per coprire l'evasione fiscale.

Per il presidente dell'Asb bisognerebbe istituire in materia regole standard di comportamento, che potrebbero essere poste sotto il controllo della Finma, l'Autorità di vigilanza dei mercati finanziari. Le banche, sulla base di un'analisi dei rischi della clientela, sarebbero chiamate a verificare se le somme investite sono state dichiarate al fisco, e in caso di dubbio dovrebbero rifiutare qualsiasi relazione. ''I soldi non dichiarati non devono essere investiti in Svizzera'', sottolinea Odier che si dice tuttavia contrario all'obbligo di autocertificazione per i clienti stranieri: ''Nessun altro paese conosce una simile auto-dichiarazione sistematica e nessun paese ci chiede di introdurla''.

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