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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2012 alle ore 08:14.

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MILANO
Da domani parte il road show per il collocamento in Borsa della società aeroportuale Sea, una fase che durerà due settimane e si chiuderà il 30 novembre. All'inizio di dicembre, quindi, il prezzo sarà definitivo. Per ora la forchetta va da 3,2 a 4,3 euro per azione (per una valorizzazione complessiva compresa tra 800 milioni e 1,075 miliardi). L'85% è dedicato agli investitori istituzionali, il 15% andrà a un pubblico "indistinto" (di cui una parte a residenti nel comune di Milano, in Lombardia e a dipendenti della società di gestione aeroportuale).
Il prospetto
Nel frattempo il prospetto per lo sbarco a Piazza Affari mette in luce i pro e i contro della società. Non solo i "classici" rischi connessi alle attività (mancato sviluppo delle infrastrutture di collegamento, aumento del costo delle materie prime, concorrenza e imprevedibilità normativa), ma anche i ricorsi, le indagini della Commissione europea fino all'indebitamento che grava sui conti in questo momento.
Prima di tutto i recenti ricorsi al Tar contro l'aumento tariffario previsto dall'accordo di programma sottoscritto col governo. Si sono rivolti al Tribunale amministrativo della Lombardia Ibar, Iberia e Saudi arabian Arilines perché ritengono che l'aumento tariffario previsto da Sea leda la loro capacità di essere concorrenziali. Si tratta di un passaggio significativo, visto che gli attesi futuri incrementi delle entrate si reggono in buona parte sull'aumento tariffario. La Sea tuttavia ritiene che non ci siano ragioni «che potrebbero condurre all'adozione di provvedimenti cautelari dal parte del Tar».
Sempre a proposito di procedimenti amministrativi, la Commissione europea ha aperto un'indagine sugli aiuti, pari a 183,4 milioni, che la capogruppo Sea ha concesso alla partecipata Sea handling, in difficoltà finanziaria. Secondo l'Ue si può sospettare che tale finanziamento sia assimilabile ad un aiuto di Stato lesivo della libera concorrenza. Se così fosse, il faro europeo si estenderebbe anche ai 199,3 milioni concessi da Sea a Sea handling nel 2006. Il Comune di Milano, azionista di maggioranza, ha presentato una meomoria difensiva.
Il capitolo Alitalia
Viene inoltre ricordata la vicenda del monopolio di Alitalia, che ha lasciato 8 slot a Linate e soddisfatto così le richieste dell'Autorità garante della concorrenza. E' Easy jet a prendere il posto della compagnia italiana. Sea sottolinea comunque di non escludere che Alitalia possa portare avanti una strategia di disimpegno a Linate, per quanto la società aeroportuale ritenga di essere in grado "di far fronte" all'eventuale abbandono.
Dalla Sea viene anche sottolineato il calo di passeggeri e merci durante il primo semestre 2012 (in linea, si sottolinea, con gli altri scali europei). A Malpensa la contrazione dei passeggeri è del 3,8%, a 8,8 milioni, mentre quella delle merci è del 9%, a quota 204mila tonnellate. L'andamento è compensato da Linate, grazie al rafforzamento di Air France. Qui i passeggeri sono aumentati del 4,1% e le merci sono rimaste stabili a 8mila tonnellate.
Per quanto riguarda il debito, il prospetto evidenzia qualche rischio. Ci sono oltre 300 milioni di debiti a tasso variabile, pari all'87,3% dell'intera esposizione debitoria, di cui solo 107 milioni coperti da Interest rate swap. La Sea evidenzia che in caso di aumento dei tassi, potrebbe esserci un aumento considerevole dei costi.
Infine, le banche e il conflitto di interesse. Viene evidenziato in particolar modo il ruolo di Banca Imi, uno dei global coordinator, che ha erogato finanziamenti significativi a due azionisti (il Comune di Milano e Asam) ed è anche azionista con quote sopra al 15% di F2i, il secondo socio di Sea (che peraltro non è favorevole alla quotazione).
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