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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2012 alle ore 20:19.
Non compra La7, non è interessato a Mediaset e neppure a Premium, la pay tv di Cologno Monzese. Ma a ventiquattr'ore da uno dei consigli d'amministrazione più importanti per i destini di Telecom Italia, nel cui board siede insieme a quello di Mediobanca, il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar scende in campo auspicando un ritorno nella partita dell'aumento di capitale dell'ex monopolista dell'"amico" Naguib Sawiris, con la sua offerta da 3 miliardi. Sullo sfondo un altro annuncio che riguarda Ben Ammar da vicino, ma su tutt'altra partita: l'acquisto attraverso Prima Tv Spa, la sua società italiana che possiede il multiplex di Dfree, della prima televisione egiziana di news "completamente indipendente". Acquistata da chi? Da Naguib Sawiris, per un prezzo ancora top secret.
Tornando a Telecom, Ben Ammar ha affermato che la proposta di investimento di Sawiris sarà all'esame del cda di domani "e la porta non è nè aperta nè chiusa, si tratta solo di fare le cose in regola", spiegando che "c'è il nodo del prezzo", sollevato tra l'altro dall'azionista Marco Fossati. "Sawiris è una persona per bene – ha detto il finanziere – crede nell'Italia e quindi prima di cacciarlo ascoltiamolo. Lui ci vuole mettere 3 miliardi. Vuol dire che Telecom Italia non è morta".
Sempre su Telecom, ma questa volta sul fronte Ti Media, Ben Ammar ha confermato che "domani si discuterà in cda delle due offerte arrivate e forse una terza arriverà nella notte", alludendo probabilmente al fatto che, dopo Clessidra e Cairo, come da copione si farà avanti il gruppo asiatico Hutchison Whampoa, che controlla Tre Italia, il quarto operatore di telefonia mobile nostrano. E domani sarà "più facile risolvere la questione di Ti Media che quella dello scorporo della rete", ha chiosato il finanziere.
Sul fronte invece dell'asta delle frequenze Ben Ammar ha rivelato di essere pronto a fare "un'offerta, se ci sarà l'asta sul digitale televisivo terrestre", dicendosi convinto che "sarà impossibile raggiungere gli 1,2 miliardi di euro di incasso che Mediobanca ha stimato, ma visto che sono stati esclusi i grandi, i piccoli come me hanno delle possibilità". Perché il "mio obiettivo – ha continuato Ben Ammar – è fondare una rete sul cinema con i tanti film non per forza nuovi che sono tenuti nel cassetto".
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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