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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 08:17.

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Nasce Assicurazioni Generali Italia. Lo ha stabilito ieri il consiglio di amministrazione della compagnia di Trieste che ha approvato la riorganizzazione nel paese. Un riassetto che porta alla costituzione di una sub holding operativa con 20 miliardi di premi e quasi 11 milioni di clienti. La sub holding, controllata direttamente da Trieste, avrà in portafoglio oltre alle attività italiane del Leone anche Banca Generali, Alleanza e Genertel. Per far partire il progetto verranno messi sul piatto 300 milioni di euro di investimenti da compiere nei prossimi tre anni. Cifra che dovrebbe assicurare l'ottenimento di sinergie significative, si suppone almeno pari ai denari investiti. Ma non è solo per una questione di risparmio di costi che Generali ha deciso di dar vita alla sub holding. Lo ha fatto con l'obiettivo specifico di diventare leader nel paese, «pronta per competere con chiunque». «Abbiamo presentato un piano di crescita attraverso importanti investimenti per far diventare Generali il marchio leader in Italia», ha commentato l'amministratore delegato Mario Greco. Un piano che ha il supporto anche di uno degli azionisti chiave del Leone, ossia Mediobanca. Questo perché il progetto è di fatto la naturale evoluzione della forte spinta al cambiamento di governance e strategie che Piazzetta Cuccia ha contribuito a imprimere.
Non a caso il manager, rispetto ai contenuti del progetto, ha poi aggiunto: «Queste azioni ci consentiranno di incrementare significativamente la redditività del gruppo valorizzando le competenze interne e le reti. In un contesto sempre più competitivo il nuovo assetto ci permetterà di migliorare l'offerta e il servizio alla clientela e sviluppare al meglio il business nel nostro principale mercato». L'Italia vale infatti il 30% del giro d'affari del Leone e l'attuale frammentazione dei marchi, che sarà superata entro il 2013, di fatto ha spesso limitato l'ascesa del colosso nella classifica del paese. Non sarà più così. Forte dell'integrazione dei brand, Generali si collocherà immediatamente alle spalle di Unipol-Fondiaria Sai nel settore auto, con il 14,4% di quota di mercato e al primo posto nel comparto danni non auto con il 26,6% di fetta del mercato. Mentre nel vita si collocherebbe al quarto posto dopo Intesa Sanpaolo, Poste Vita e Mediolanum, con l'11,2%. L'obiettivo è di crescere riorganizzando la presenza in Italia sia sul fronte dei marchi, a livello distributivo verranno a mancare ben sette brand dei dieci attuali, ossia Toro, Ina Assitalia, Fata, Lloyd Italico, Augusta e Genertel Life, sia sul fronte della strategia. Una strategia che mira a focalizzare i tre brand rimasti su segmenti specifici. In particolare, Generali, compresa Ina Assitalia, Fata e Toro, sarà la compagnia dedicata al business tradizionale agenziale e al business commercial e corporate. Alleanza, che manterrà anche la propria legal identity, invece, sarà il marchio dedicato ai prodotti per la famiglia e in quest'ottica entro il 2013 sbarcherà nel ramo danni, dove oggi è praticamente assente. Per farlo cercherà il supporto di Genertel, compagnia dedicata allo sviluppo sui canali alternativi e già operativa sia sul ramo danni che sul vita. Il riassetto prevede più fasi e si completerà nel 2015. Nel corso del prossimo anno saranno effettuate le operazioni societarie che permetteranno al gruppo di assumere il nuovo assetto organizzativo mentre nel 2014 partirà l'effettiva integrazione delle strutture operative, delle gamme prodotto e dei sistemi informativi e nel 2015 si completerà l'integrazione commerciale. Circa il 90% delle sinergie verrà realizzato in questi primi tre anni. «Il risultato di questo progetto sarà una struttura molto più efficiente», ha spiegato il country manager per l'Italia, Raffaele Agrusti, rilevando che «con Generali nascerà un'unica rete (oggi sono sei, ndr) con oltre 3 mila agenti».
Sullo sfondo, anche se il tema a livello deliberativo non è stato affrontato dal cda, prima della presentazione della nuova road map, Greco cercherà l'accordo con Petr Kellner per acquistare il 49% di Ppf mentre a breve la quota di Banca d'Italia nelle Generali (4,5%) passerà al Fondo Strategico Italiano (Cdp) in cambio di una fetta del fondo stesso, più o meno il 20%. Un passaggio che non desterebbe preoccupazione al vertice delle Generali impegnato a creare valore per tutti gli azionisti. Complice anche il fatto che, dopo l'allarme lanciato da alcuni soci per una temuta "pubblicizzazione" del Leone, si sta cercando di completare il passaggio congelando il pacchetto che farà capo alla Cdp.
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