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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 08:18.

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di Riccardo Sabbatini La sfida è quella di crescere in un periodo di vacche magre. È questo, in fondo, il significato del piano di ristrutturazione delle attività italiane di Generali, approvato ieri dal consiglio di amministrazione a tempo di record. Ad appena quattro mesi dall'insediamento di Mario Greco alla guida del Leone. Tanta rapidità ha una spiegazione. Gli strateghi di Trieste sanno che i prossimi anni saranno stagnanti per il mercato italiano delle polizze da dove le Generali ricavano circa il 30% del loro business globale. Ma la crescita può essere declinata come concetto relativo ed avvenire, ad esempio, a spese di concorrenti. Il primo obiettivo del progetto «sviluppo Italia» sembra proprio quello di razionalizzare, rendere più snella ed efficiente la macchina produttiva del Leone in tempo per avvantaggiarsi delle difficoltà contingenti del proprio principale concorrente nella penisola (nei rami danni), il gruppo Unipol-Fonsai alle prese con un complesso progetto di aggregazione. Tra le misure annunciate ieri - semplificazione riduzione di marchi e di società, ciascuna specializzate per canali di vendita - particolarmente significativo è il nuovo ruolo assegnato ad Alleanza come unità dedicata ai prodotti per la famiglia. Con i suoi circa 3000 produttori diretti (dipendenti della compagnia), al riparo dunque dalle nuove misure del Governo sulla “collaborazione” tra gli agenti, Alleanza è stata finora una macchina da guerra nel settore vita. Ora la sua operatività verrà estesa ai prodotti danni ed anche alla Rc auto. Se riuscirà a replicare i suoi successi con la nuova missione che gli è stata affidata, potrà venire da lì una parte consistente della crescita che le Generali si aspettano. Certamente sinergie e risparmi di spesa giungeranno anche dalla messa a fattor comune delle politiche sottoscrittive, di marketing, dell'information technology. Sul fronte opposto vi sono da considerare anche i rischi dell'operazione. La semplificazione del portafoglio prodotti e la scomparsa di alcuni marchi storici (Ina, Assitalia, Toro) potrebbe avere effetti negativi sulla raccolta. In più sorprende che il consolidamento di tante realtà societarie avverrà - è stato assicurato - senza “piani straordinari” relativi all'occupazione. Normalmente in ristrutturazioni di simile entità viene da lì la maggior parte delle sinergie. Ed è forse questa la sfida più impegnativa di Generali Italia, quella di traghettare in una struttura più agile e produttiva la parte maggiore del proprio “esercito”.
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