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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2012 alle ore 06:41.

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Le grandi manovre in vista dell'assemblea primaverile di Generali sono già cominciate e c'è già una causa di separazione in corso. Effeti, la scatola societaria che possiede il 2,2% di Generali ed è partecipata pariteticamente da Crt e Ferak (cordata di imprenditori e finanzieri veneti), è sul punto di sfaldarsi. Alla fine della scorsa settimana Roberto Meneguzzo, amministratore delegato di Palladio Finanziaria che è tra i grandi soci di Ferak (vedi tabella), ha comunicato alla Fondazione Crt la disponibilità della finanziaria di rilevare per intero la partecipazione in Generali. Si è trattato, per il momento, di una conversazione informale con i vertici della fondazione conclusa con l'impegno a proseguire il confronto dopo la pausa di fine anno.
La Crt sarebbe comunque contraria a vendere a Meneguzzo anche per la significativa minusvalenza che ricaverebbe dalla transazione con un valore di carico dei titoli Generali mantenuto intorno ai 18 euro a fronte di un valore di borsa che sta per riguadagnare quota 14 euro. È dunque probabile che si giunga ad una scissione con entrambi i soci suddividersi le azioni del Leone.
L'iniziativa di Meneguzzo si presta a diverse letture. C'è un interesse di Ferak di aumentare l'investimento in Generali - 1,6 posseduto direttamente oltre al 2,2% condiviso con Crt - il cui titolo è visto in crescita con la gestione di Mario Greco che a metà gennaio alzerà il velo sul piano industriale della compagnia. Ma, in controluce, quella dei veneti può essere interpretata appunto come una marcia di avvicinamento all'assemblea di Generali che ad aprile rinnoverà il board del gruppo assicurativo. Finora Effeti esprimeva un posto nella lista di maggioranza che faceva perno su Mediobanca ed una tacita intesa attribuiva ai due soci la facoltà di esprimere a turno un candidato comune. Nell'attuale consiglio di amministrazione è presente l'ex segretario generale della fondazione Crt Angelo Miglietta. Ad aprile sarebbe stato il turno di Ferak ad indicare un suo uomo. Ma negli ultimi tempi i rapporti tra i due partner si sono deteriorati anche per le posizioni opposte che li hanno caratterizzati nel recente salvataggio di Fonsai. Con Crt a sostegno del piano Unipol-Mediobanca, contrastato accanitamente da Palladio e dalla Sator di Matteo Arpe.
Nel pour parler con Crt Meneguzzo avrebbe proposto un suo candidato comune per la lista del Leone che i torinesi non hanno tuttavia gradito. Quest'ultimi, a loro volta, hanno anche prospettato l'ipotesi di un voto disgiunto al meeting di aprile mantenendo formalmente in piedi la joint venture. Una condizione da "separati in casa" su cui, questa volta, sarebbe stato Meneguzzo ad opporre un "no".
Si è così giunti ad esaminare le possibili ipotesi di separazione con la disponibilità di Ferak ad acquisire l'intera partecipazione in Generali. In alternativa si giungerebbe alla scissione, una soluzione peraltro prevista nei patti parasociali di Effeti. Se l'offerta di Meneguzzo fosse accolta Ferak diverrebbe il terzo azionista del Leone, alle spalle di Mediobanca (13,47%) e Cassa depositi e prestiti (4,47%). Ma anche in caso di scissione la sua quota si collocherebbe intorno al 2,7 per cento e sopravanzerebbe quelle di De Agostini e Caltagirone.
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