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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2012 alle ore 06:40.

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MILANO
Senza sorprese, F2i ha presentato la sua offerta per l'acquisto del 14,56% in mano alla provincia di Milano della società aeroportuale Sea, che gestisce gli scali di Linate e Malpensa, controllata dal Comune di Milano. Nessun'altra busta, come previsto, è arrivata all'indirizzo di Asam, la holding provinciale che detiene le quote di partecipazione. Comprensibile: il fondo guidato da Vito Gamberale già possiede il 29,75% di Sea, dopo essersi aggiudicato una gara, esattamente un anno fa, bandita da Palazzo Marino (per 385 milioni), ed è chiaro che una quota di minoranza è interessante principalmente per chi è già all'interno dell'azionariato ed aspira a scalare la società. Ora F2i sale così al 44,3%, diventando il secondo importante azionista, dopo il Comune che detiene il 54,8.
L'offerta mette sul piatto 147 milioni, su una base d'asta di 160 milioni (4,4 euro ad azione). F2i liquiderà la cifra per metà col suo secondo fondo di investimenti.
Lo stesso bando garantiva la possibilità di un ribasso, se il cda di Asam avesse ritenuto il prezzo congruo. E ieri alla fine così è stato: Asam ha dato il suo ok, e F2i si è aggiudicato il bando-lampo, aperto il 7 e chiuso il 27 dicembre, avviato in tutta fretta dalla Provincia di Milano che, dopo la mancata quotazione della società attraverso cui avrebbe potuto vendere le proprie azioni e intascare risorse, si è vista costretta a vendere il suo 14,56% con una gara per far quadrare il bilancio entro il 31 dicembre 2012. A Palazzo Isimbardi infatti mancano 83 milioni per rispettare il patto di stabilità, e la vendita di Sea dovrebbe aiutare a mettere al sicuro le casse. Detto questo, l'operazione contabile che la Provincia dovrà realizzare è più articolata, visto che anche la holding Asam è indebitata per circa 160 milioni. Sarà quindi necessario trovare un accordo con gli istituti di credito per fare in modo che una parte delle entrate possa essere subito girata alla Provincia, per poi essere restituita successivamente.
Nelle scorse settimane il presidente della Provincia Guido Podestà aveva garantito che non ci sarebbe stata «alcuna svendita». E in effetti la cifra offerta da F2i non ha il sapore di una svendita, considerando che la forbice di prezzo che lo stesso cda di Sea aveva approvato per la possibile quotazione era compresa tra 3,2 e 4,3 euro ad azione, per una valorizzazione complessiva tra 800 milioni e 1,075 miliardi. L'offerta di Gamberale è quindi coerente con questa ipotesi, che risale solo a poche settimane fa. Soddisfatta Carmen Zizza, dg di Asam e responsabile del bando: «La procedura ha rispettato le normative e i presupposti di salvaguardia della spending rewiew».
Il rafforzamento dentro Sea per F2i è parte di una strategia più ampia, che mira a creare una rete gestionale tra gli scali del Nord. Ieri il fondo ha infatti rilevato il 28% di Sagat, che gestisce l'aeroporto torinese, dal Comune di Torino, e in più ha già siglato un contratto per rilevare un altro 24% che fa capo a Sintonia (holding controllata dai Benetton). Attraverso Sagat, F2i diventa anche il primo azionista di Aeroporti di Firenze.
Tra gli obiettivi del fondo c'è quindi la gestione sotto un'unica proprietà degli scali di Milano, Torino, Firenze (oltre che di Napoli, di cui ha già il controllo) e in prospettiva, dicono le indiscrezioni, anche di Verona. È stato lo stesso Gamberale a parlarne ieri: «È un'operazione di sistema con gli enti territoriali così come abbiamo fatto a Milano con Sea e a Napoli con Gesac».
Anche il Comune di Milano, in quanto azionista di maggioranza di Sea, mirava a creare un'unica società pubblica per gestire gli aeroporti del Nord Est, tanto che le trattative con Aeroporti di Verona erano già avviati. Ma evidentemente F2i ha preceduto gli enti locali, e ora si candida ad essere il vero regista delle infrastrutture settentrionali italiane.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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