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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2012 alle ore 12:35.

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Con il valore della valuta locale in continua caduta il presidente egiziano Mohammed Morsi è intervenuto per cercare di tranquillizzare i mercati circa lo stato delle finanze pubbliche e delle riserve di valuta estera del più importante Paese del mondo arabo. Il crollo registrato dalla sterlina egiziana negli ultimi giorni non spaventa né preoccupa il Governo, ha detto Morsi, aggiungendo che «la situazione si normalizzerà nel giro di pochi giorni».

È presto per sapere se le cose andranno come auspica il leader della coalizione uscita vincente dalle elezioni politiche seguite alla caduta del regime di Hosni Mubarak. Questa mattina la banca centrale ha condotto la sua seconda asta rivolta agli istituti di credito per la compravendita di 75 milioni di dollari e, nel corso delle transazioni, il valore della valuta del Cairo è sceso al minimo storico di 6,3050 contro la divisa statunitense.

La decisione di indire l'asta, la seconda nel giro di 48 ore, fa parte di un piano più vasto messo in piedi dalle autorità monetarie per contenere la caduta delle riserve di valuta estera e gestire in maniera ordinata quella che sta assumendo i contorni di una mini-svalutazione della sterlina egiziana. Negli ultimi due anni la banca centrale ha speso oltre 20 miliardi di dollari, più di metà delle sue riserve, per difendere il valore della valuta locale mentre il paese si dibatteva in una transizione complessa e delicata.

In base ai nuovi provvedimenti le imprese non potranno ritirare più di 30mila dollari per volta, mentre i cambiasoldi pagheranno un 2% in più su ogni transazione portata a termine. Una mossa, quest'ultima mirata, a combattere la speculazione che negli ultimi giorni ha cavalcato le paure di quegli egiziani che avevano iniziato a cambiare in dollari i propri risparmi per mettersi al riparo dalla perdita di valore della valuta locale.

La decisione di riscrivere le norme che regolano l'accesso alle valute estere giunge dopo che il Fondo monetario internazionale ha ritardato l'erogazione di un prestito di 4,8 miliardi di dollari al Cairo. Il primo ministro egiziano Hisham Qandil ha detto che i negoziatori del Fmi saranno invitati a tornare in Egitto il mese prossimo e che le voci di un possibile rischio bancarotta del Paese sono infondate.

L'Egitto sta attraversando una delicata fase di transizione dopo 30 anni di regime e in queste settimane la credibilità internazionale del Paese e della sua economia stanno soffrendo anche per la paralisi politica portata dall'introduzione di una nuova costituzione filoislamica voluta dai partiti che sostengono Morsi. Lo scorso 24 dicembre Standard & Poor's ha abbassato il rating sul debito egiziano al livello spazzatura, lo stesso di Grecia e Pakistan, citando le tensioni politiche che attraversano il Paese e aumentando ulteriormente i costi di finanziamento dello Stato.

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