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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2013 alle ore 08:19.

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Le banche avranno più tempo per dotarsi dei bacini di liquidità previsti dalle regole di Basilea 3. Il tema finirà sul tavolo della riunione in agenda per domani del Comitato di Basilea, una seduta già fissata da tempo – alla quale prenderà parte, tra gli altri, anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco – durante la quale si valuterà la possibilità di dilazionare i termini e accogliere in questo modo le istanze avanzate dal sistema bancario e dagli stessi regolatori nazionali nel corso degli ultimi mesi.

Attualmente le scadenze stabilite da Basilea 3 sul fronte della liquidità sono due: tra due anni è prevista l'entrata in vigore della regola sul liquidity coverage ratio (Lcr), volta ad assicurare che le banche detengano un ammontare di attività liquide di qualità che consenta loro di fronteggiare eventuali situazioni di stress sul mercato della raccolta per un periodo di 30 giorni; tre anni dopo, al primo gennaio 2018, dovrebbe scattare invece la norma sul net stable funding ratio (Nsfr), che incentiva il ricorso a fonti di finanziamento stabili. Tuttavia, secondo quanto riportato ieri dall'agenzia Reuters, il comitato domani potrebbe trovare un compromesso per un'entrata in vigore graduale almeno per l'Lcr: nel 2015 le banche dovranno adeguarsi, è vero, ma solo in misura pari al 60%, per poi salire di un 10% annuo fino al 2018, quando si raggiungerà il 100% e in parallelo – ma anche qui non è escluso un ripensamento, anche in una seconda fase – dovrebbe scattare anche l'Nsfr.

La possibilità di un alleggerimento delle norme sulla liquidità arriva sul tavolo del Comitato dei governatori insieme a un altro tema delicato, quello dell'entrata in vigore dell'intero pacchetto di Basilea 3 in Europa, dopo che gli Stati Uniti hanno optato per una dilazione: proprio in questi giorni Parlamento, Consiglio e Commissione Ue stanno cercando di trovare un accordo per l'applicazione dei requisiti patrimoniali delle banche, e intorno ad alcuni punti – dalla ponderazione dei crediti alle Pmi ai bonus ai manager – restano margini di incertezza.

Tornando alla liquidità, già dal primo gennaio 2013 avrebbe dovuto scattare un periodo di monitoraggio, una scadenza saltata data la mancanza di alcuni requisiti tecnici. Ora, a suggerire una dilazione ai regolatori europei c'è anche la situazione dell'economia reale: infatti, per rimpinguare le proprie casse di asset sicuri alle banche servirebbero – in base alle ultime stime di aprile del Fondo monetario internazionale – 3-4mila miliardi di dollari su scala mondiale, un fabbisogno gigantesco destinato inevitabilmente a penalizzare sia dal punto di vista quantitativo che dei tassi la leva degli impieghi, considerata strategica per accelerare i tempi della ripresa economica. «Le banche hanno compiuto buoni progressi sul versante della liquidità dall'ultima crisi», dice Chris Wheeler analista di Mediobanca a Londra, secondo il quale ora il Comitato di Basilea «sembra per lo più preoccupato per l'impatto che potrebbero avere le norme su un'economia più spenta».

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