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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2013 alle ore 08:20.

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Il mercato del minerale di ferro sembra avere dimenticato l'allarme per la crisi mondiale della siderurgia. Le acciaierie cinesi – tutt'altro che immuni dalle difficoltà provocate da una domanda anemica e da margini spesso negativi – hanno ricominciato ad acquistare, dopo aver dato fondo alle scorte. E il prezzo della materia prima si è rimesso a correre, costituendo un'ulteriore minaccia per il settore: il costo delle forniture, anche di lungo termine, non è più concordato su base annua, come avveniva un tempo, ma varia ormai in tutto il mondo seguendo l'andamento del mmercato spot cinese.
Dopo un recupero del 25% nel solo mese di dicembre, il minerale di ferro si è spinto ora a 149,80 dollari per tonnellata, secondo le rilevazioni di Steel Index (riferite a minerale con un tenore di ferro del 62%, franco porto cinese). Si tratta del prezzo più elevato da ottobre 2011 e superiore di oltre il 70% rispetto ai minimi triennali dello scorso settembre (quando la commodity era scesa fino a 87 $/tonn).
Le scorte nei porti della Cina si erano ridotte ai livelli più bassi degli ultimi due anni, osserva Arctic Securities. Le acciaierie, aggiunge Macquarie, in settembre disponevano di stock sufficienti per appena 2-3 settimane (in dicembre sarabbero già risalite all'equivalente di 4 settimane di consumi). Il risveglio del settore manifatturiero cinese, evidenziato dall'indice Pmi, ha ulteriormente incoraggiato la ripresa degli acquisti, dopo l'intenso destoccaggio. In questo periodo dell'anno, inoltre, le imprese tendono a cautelarsi rispetto a possibili difficoltà di approvvigionamento: in Australia è iniziata la stagione dei cicloni, che durerà fino ad aprile, mentre le minerarie cinesi d'inverno rallentano l'attività.
Il ritrovato appetito di Pechino è reale: in dicembre Port Headland, uno dei maggiori terminal di esportazione australiani, ha aumentato le spedizioni di minerale di ferro verso la Cina del 25% in dicembre rispetto a novembre, al record assoluto di 20,23 milioni di tonnellate.
Nonostante tutto la forza e la velocità di salita dei prezzi appare eccessiva, persino ai protagonisti del settore. Se a Fortescue Metals Group i recenti rialzi sono bastati per riavviare lo sviluppo del progetto Kings – che triplicherà la sua capacità di produzione – Sam Walsh, responsabile per l'"iron ore" di Rio Tinto, non esita invece a giudicare il rally temporaneo. D'altra parte, come osservano gli analisti di Marex Spectron, se l'economia cinese «non è il disastro che molti l'estate scorsa temevano», ciò non significa che sia in perfetta salute. Inoltre – poiché neppure in Cina i listini dell'acciaio sono riusciti a tenere il passo con il rincaro delle materie prime – presto i nodi verranno al pettine. «Il breve ritorno alla redditività dell'industria siderurgica cinese in ottobre, dopo 5-6 mesi di perdite pesanti, è probabile che sia già terminato – avverte Wiktor Biekski di Vtb Capital – Crediamo quindi che la fase di ristoccaggio si concluderà tra breve perché le acciaierie spereranno in una nuova discesa dei prezzi del minerale di ferro».
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