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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2013 alle ore 08:16.

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Per evitare l'ennesimo credit crunch, che questa volta – dato il clima che si respira soprattutto in Europa – avrebbe l'effetto di soffocare la ripresa prima ancora che se ne vedano i segnali, le banche avranno più tempo per costruire i cuscinetti di liquidità previsti da Basilea 3. La decisione è attesa per oggi da parte del Comitato dei governatori: con ogni probabilità, si deciderà di allentare i requisiti di liquidità previsti per il 2015, vere e proprie forche caudine che – stando agli ultimi monitoraggi dell'Eba – avrebbero costretto le banche europee a dotarsi di asset sicuri per 1.170 miliardi: aumentare gli asset sicuri significa inevitabilmente ridurre gli impieghi, e se nel 2015 come sembra si opterà per un'applicazione limitata al 60% della norma sul liquidity cover ratio, tra due anni si eviterà uno shock di quasi 500 miliardi di euro sull'economia reale.
«Un'entrata in vigore progressiva dell'Lcr consentirebbe alle banche di finanziare la crescita, anziché accumulare titoli di stato», commentava nei giorni scorsi il direttore della Bba, l'associazione delle banche inglesi, Simon Hills. Considerato che non è facile conciliare sostegno alla crescita e consolidamento della liquidità in pancia alle banche, quello che si prospetta per oggi è un compromesso capace di salvaguardare lo spirito difensivo di tutto l'impianto di Basilea 3 alleggerendone l'impatto sull'economia reale: il d-day dovrebbe restare il primo gennaio 2015, ma a differenza di quanto stabilito finora alle banche sarà sufficiente dotarsi di attività liquide facilmente vendibili in misura pari al 60% (anziché al 100%) delle risorse necessarie a fronteggiare un eventuale periodo di stress sul mercato della raccolta di 30 giorni. Dal 2016 in poi, ogni anno ci sarà da aggiungere un altro 10%, per arrivare al 100% dell'Lcr nel 2018, quando nel frattempo dovrebbe scattare anche l'altro requisito sul fronte della liquidità previsto da Basilea 3, il Net stable funding ratio, ancora più pervasivo rispetto alla scelta delle fonti di finanziamento da parte delle banche.
Oggi il Comitato affronterà il tema dell'entrata in vigore di Basilea 3 a tutto tondo – sui requisiti di capitalizzazione delle banche e sui bonus ai banchieri, in particolare, c'è da ridefinire l'adeguamento da parte dell'Europa – ma sulla liquidità il compromesso sembrerebbe quasi cosa fatta. A quanto si è appreso negli ultimi giorni in ambienti finanziari, a insistere in modo particolare sull'allentamento delle scadenze sulla liquidità sarebbero stati soprattutto banche e regolatori dell'Europa settentrionale (più la Spagna), dove si sarebbero registrati i maggiori impatti della stretta imposta da Basilea 3. sulla liquidità.
Le ultime stime sugli effetti dei nuovi requisiti risalgono al settembre scorso, quando l'Eba, l'Autorità bancaria europea, aveva calcolato che per le prime 156 banche del Vecchio continente al primo gennaio 2012 mancherebbero 1.170 miliardi di euro, pari al 3,7% del totale dei 31mila miliardi di asset che fanno capo al sistema. A lleggerendo al 60% i requisiti da soddisfare al primo gennaio 2015, le banche europee potrebbero trovarsi nella piacevole situazione di avere più tempo per mettere da parte quasi 500 miliardi di euro di asset di altà qualità, con probabili benefici sul fronte degli impieghi. Sì, perché se le banche avranno più tempo per dotarsi della liquidità, non saranno costrette a ridurre tanto e subito i crediti a imprese e famiglie.
Tornando al monitoraggio Eba, i maggiori problemi sarebbero per i 44 gruppi leader in Europa, mentre per le 112 banche di medie dimensioni buona parte del lavoro è già stato compiuto: al 31 dicembre 2011, infatti, l'Lcr medio del primo gruppo risultava pari al 72%, quello del secondo al 91. Cifre che fotografano un sistema complessivamente in sicurezza, che a maggior ragione potrà beneficiare di un allentamento dei requisiti.
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