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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2013 alle ore 11:37.

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Generali chiude la vicenda Ppf e si lancia apertamente verso il mercato russo. Lo fa a pochi giorni dalla presentazione agli investitori a Londra della nuova road map. Ossia a una settimana dall'illustrazione alla comunità finanziaria delle sue priorità strategiche in tema di aree geografiche e scelte di business. La tempistica dell'intesa con Petr Kellner su Generali Ppf Holding e su Ingosstrakh non è dunque casuale ma sembra rispondere piuttosto alla volontà di dare al mercato fin da subito un segnale chiaro su quelle che sono le intenzioni del nuovo amministratore delegato, Mario Greco: riunire in un unico business tutti i dossier dell'Europa dell'Est e provare a sfruttarne le potenzialità di crescita.

D'altra parte, l'opportunità appena colta si spiega nei numeri stessi di Generali Ppf Holding. La società ha chiuso i sei mesi con un risultato operativo positivo di 263 milioni di euro e nei nove mesi, nonostante la congiuntura, ha incrementato i premi del 5,5% a 3 miliardi di euro. Se si guardano i conti del Leone i business nell'Euorpa Orientale pesano ormai per il 10% sul risultato operativo, per il 3,4% nella raccolta vita e per il 10,4% nella raccolta danni. Greco ha voluto dunque spazzare via subito ogni incertezza rispetto all'esito del dossier Ppf, Kellner aveva infatti un'opzione di vendita che scattava solo a luglio 2014, e ha voluto cavalcare immediatamente le potenzialità insite nell'asset, che a partire da marzo sarà anche sotto la sua completa gestione.

andamento titoli

L'intesa con l'imprenditore ceco prevede un riassetto complessivo della governance di Gph con l'insediamento al vertice di uomini di diretta emanazione del Leone. Sempre sul fronte del business, Greco ha poi trasformato una partecipazione di minoranza, il 27,5%, in un fondo di private equity, in una quota concreta di un gruppo assicurativo, ossia nel 38,5% della russa Ingosstrakh. Da anni è in corso un lungo tira e molla sul futuro della compagnia e con questa mossa lo stallo potrebbe venir superato e le Generali potrebbero avviare lo sviluppo in Russia, l'unico paese dell'Est dove la joint venture con Kellner non era riuscita a costruire solide basi.

Sul piano finanziario, tutto questo costerà al gruppo di Trieste 2,5 miliardi, dei quali poco più della metà dovranno essere versati subito. La compagnia li finanzierà utilizzando i denari raccolti con l'emissione da 1,25 miliardi lanciata a dicembre scorso che paga un tasso del 7,75%. Contemporaneamente, però, il Leone rientrerà di metà del prestito obbligazionario da 400 milioni emesso a suo tempo da Ppf e sottoscritto da Trieste.

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