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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2013 alle ore 23:00.

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Van Rompuy e il presidente irlandese Enda Kenny (Afp)Van Rompuy e il presidente irlandese Enda Kenny (Afp)

Il governo irlandese, che ha appena assunto la presidenza dell'Unione, sta dando battaglia perché l'Europa allegerisca i debiti bancari che il paese si è sobbarcato nel pieno della crisi finanziaria. Oggi, in visita a Dublino, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha dato indirettamente il suo appoggio al tentativo del primo ministro Enda Kenny.

Il braccio di ferro giunge mentre gli stati membri stanno ancora negoziando i dettagli di una ambiziosa unione bancaria.
Nel 2010, la Banca centrale europea ha prestato 32 miliardi di euro al governo irlandese per ricapitalizzare due banche, AIB e Bank of Ireland. Ai tempi, l'Europa non si era ancora dotata di un paracadute finanziario per il suo sistema bancario. Oggi, Dublino vorrebbe come minimo modificare i tempi di rimborso. Incontrando un gruppo di giornalisti basati a Bruxelles, Kenny ha spiegato che negoziati sono in corso, complicati però dalla paura della Bce di consentire finanziamento monetario.
"Per uscire in modo efficiente dal programma di assistenza europeo dobbiamo poter contare sull'aiuto dell'Europa", ha avvertito minaccioso Kenny, riferendosi al desiderio del paese di affrancarsi dal sostegno europeo tornando a finanziarsi sui mercati entro la fine dell'anno. Secondo Dublino, nell'aiutare le proprie banche, l'Irlanda ha salvato in realtà l'intero sistema creditizio europeo, in grave difficoltà dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2008.

Il governo irlandese sta dando battaglia anche sulla scelta del Consiglio europeo di consentire la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del fondo ESM, senza oberare sul debito pubblico dei singoli paesi, ma solo una volta messa in piedi una vigilanza unica. Un accordo del Consiglio europeo del 29 giugno prevede che anche l'Irlanda possa godere retroattivamente di questa possibilità tenuto anche conto che il debito irlandese salirà al 122% del Pil nel 2013 (dal 24,8 % nel 2007).
Mancano ancora vari dettagli tecnici, tra cui la questione controversa delle legacy assets. Alcuni paesi non vogliono che la ricapitalizzazione riguardi le attività precedenti alla vigilanza unica. Il governo irlandese teme quindi di vedere le proprie banche escluse da questa possibilità. "Sia la Germania che la Francia hanno specificatamente affermato che
l'Irlanda deve poter godere di questa ipotesi", ha sottolineato Kenny, ricordando che il paese ha versato finora nelle proprie banche il 40% del Pil.

In visita a Dublino, Van Rompuy ha dato il suo appoggio alla posizione irlandese. "Non sono parte in causa nelle discussioni tra la Bce e l'Irlanda – ha detto l'uomo politico belga –. Mi sembra che le parti stiano negoziando lacremente. Spero, spero veramente, che si possa trovare un'intesa positiva". In precedenza, durante un breve discorso, aveva ricordato la necessità "di spezzare il circolo vizioso tra bilanci bancari e bilanci sovrani, in particolare per l'Irlanda".
La questione irlandese è delicatissima. Non solo influenzerà le trattative europee sull'unione bancaria ancora tutta in divenire, ma segnerà anche la presidenza semestrale dell'Unione. Ha spiegato Kenny oggi: "Abbiamo un dovere di responsabilità nei confronti dell'agenda europea, ma non abbiamo dimenticato, e non dimenticheremo, la nostra necessità immediata che è di risolvere la questione del nostro debito bancario. E' una priorità della presidenza irlandese".

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