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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2013 alle ore 06:50.
Petr Kellner chiude l'avventura con le Generali incassando complessivamente quasi 2,7 miliardi di euro, dei quali 2,52 miliardi legati alla cessione del 49% di Generali Ppf Holding a Trieste e altri 172 milioni sottoforma di dividendo. Quel che conta, però, sono quei 2,52 miliardi. Una somma che valorizza complessivamente la joint venture con il Leone attorno ai 5,14 miliardi. Una bella cifra, praticamente uguale a quanto venne valorizzata l'alleanza nell'aprile del 2007 quando questa fu siglata. In quell'occasione, infatti, Petr Kellner mise sul piatto la propria compagnia assicurativa Ceska Poijstovna e le Generali tutti i propri asset nell'area. Il gruppo dell'imprenditore ceco fu valutato 3,6 miliardi di euro, tanto che Kellner ricevette 1,1 miliardi, mentre le attività di Trieste 1,5 miliardi. In tutto, dunque, la joint venture venne valorizzata 5,1 miliardi. Quanto ieri. Eppure in questi sei anni il mondo è decisamente cambiato. Basta fare un veloce confronto per capirlo. Il 26 aprile del 2007, quando fu annunciato l'accordo tra Kellner e le Generali, Trieste capitalizzava 43 miliardi, Allianz 67 miliardi e Axa 70 miliardi. Ieri quelle tre realtà valevano in Borsa rispettivamente 22,5 miliardi, 49 miliardi e 33 miliardi. In media, dunque, le compagnie hanno perso tra il 27% e il 52% del proprio valore. Generali Ppf Holding, complice l'accordo siglato tra Trieste e l'imprenditore ceco per assicurare una via d'uscita a quest'ultimo, non ha lasciato per strada nemmeno un euro. I premi raccolti dalla joint venture nel 2007 erano pari a 2,6 miliardi di euro mentre hanno raggiunto quota 3 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2012. Il passo avanti sul fronte del business c'è certamente stato. Ma a Kellner va sicuramente riconosciuto il merito di essere riuscito a mantenere inalterato, nonostante la buriana generale, il "prezzo" del proprio investimento.L. G.
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