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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2013 alle ore 08:18.

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Promosse le banche italiane e, in misura minore, quelle spagnole, rimandate quelle di Francia e Germania. Non mancano le sorprese nelle pagelle distribuite ieri dall'Ocse in un rapporto sullo stato di salute dei principali istituti di credito dell'eurozona. Nel complesso, secondo l'organizzazione di Parigi, le prime 200 banche del vecchio continente restano ancora oggi sottocapitalizzate per complessivi 400 miliardi di euro, pari al 4,25% del pil europeo, ma il problema principale non è, come si sarebbe propensi a credere, dei paesi periferici. Questo - va spiegato - è dovuto in buona parte al fatto che le banche dei paesi in difficoltà hanno già dovuto affrontare nel corso dell'ultimo biennio gravosi programmi di rifinanziamento, spesso anche mediante ricorso a salvataggi pubblici che nel caso della Spagna sono stati resi possibili solo dall'intervento della comunità internazionale. Altrove, invece, gli istituti, non incalzati dai mercati, hanno ridotto al minimo i programmi di ricapitalizzazione con il risultato che oggi i sistemi bancari più bisognosi di interventi sono proprio quelli dei due paesi più solidi a livello europeo. Come premessa alla sua analisi, l'Ocse ricorda come i leader europei, per impedire nuove crisi bancarie come quelle del 2008-2009, avevano concordato che le banche sistemiche nel 2012 dovessero avere un capitale Core Tier 1 equivalente ad almeno il 9% degli asset ponderati per il rischio.
Il problema, osserva l'organizzazione, è che la valutazione si basa sui modelli di gestione del rischio delle banche medesime e parte dall'assunto che non vi sia alcun rischio collegato al possesso di bond dei governi dell'eurozona. Secondo l'Ocse invece le banche dovrebbero avere un capitale pari al 5% di tutte le attività, in linea con gli standard americani. Su questa base, le banche francesi risultano sottocapitalizzate per un importo pari al 7,44% del pil nazionale mentre per le banche della Germania la percentuale è del 5,5% del pil tedesco. Praticamente nulla invece la sottocapitalizzazione delle banche italiane – un modestissimo 0,15% del pil – mentre quelle spagnole devono realizzare un ulteriore aggiustamento pari all'1,80% del loro pil nazionale e quelle irlandesi uno più cospicuo del 3,27%. In cima alla classifica risultano in realtà le banche greche, sottocapitalizzate nella misura del 7,76% del pil ellenico, ma nel loro caso l'Ocse precisa che la percentuale dovrebbe scendere "sostanzialmente" dopo la decisione presa a fine novembre dall'Eurogruppo di versare al governo di Atene i fondi raccolti dall'Esfs, di cui una tranche da 23,8 miliardi è destinata proprio al rafforzamento del sistema bancario nazionale. «Le banche europee restano al cuore della crisi dell'eurozona - conclude l'Ocse nel suo rapporto - e nonostante le azioni intraprese sino ad ora per rafforzare gli istituti e creare un'unione bancaria, la fiducia nel sistema bancario dell'eurozona rimane debole e resterà tale fino a che non sarà stata data risposta ai timori sulla bassa capitalizzazione di alcune banche». Una risposta, che per una volta tanto, non chiamerà in causa gli investitori del nostro paese.
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