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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 06:42.


«Il piano Generali ha deluso perché non ha sorpreso». «E come avrebbe potuto sorprendere? Senza un'iniezione di capitale, si è scelto di imboccare l'unica altra strada percorribile, ossia agire sui costi». «Per giunta quota già a premio rispetto ai competitor». Sono semplici chiacchiere tra analisti, raccolte a margine della presentazione della nuova strategic view del Leone, ma spiegano perché il titolo del gruppo assicurativo ieri, tra volumi boom (15,4 milioni di pezzi) e spesso alimentati in entrambe le direzioni dall'estero, ha perso il 3,09% scendendo a 14,10 euro. Un passo indietro, in realtà, forse già scritto tanto che il vertice delle Generali reputava già un buon risultato reggere la soglia dei 14 euro. E per due ragioni assai semplici: da quando è stato annunciato l'arrivo di Mario Greco le Generali sono salite dell'80% e da quando il manager si è seduto fisicamente sulla poltrona da ceo le azioni sono balzate del 45%. Nel mezzo, Greco ha fatto e ha annunciato buona parte dei cambiamenti che dovrebbero imprimere la svolta a Trieste: la riorganizzazione del business in Italia, l'accordo con Petr Kellner su Ppf, il piano di dismissioni e il ricambio manageriale. Insomma, è innegabile che quanto presentato ieri alla comunità finanziaria abbia poco o nulla di rivoluzionario piuttosto è qualcosa di «serio» che introduce «un po' di disciplina tedesca a Trieste». Ecco perché in molti hanno definito la strategic review un «piano di execution». Non a caso, la maggior parte dei target annunciati, erano già impressi nelle stime degli analisti. In primis in quelle di Intermonte: «I target 2015 sono sostanzialmente in linea con le nostre previsioni». «Il mercato probabilmente si aspettava indicazioni più ottimiste sulla redditività», aggiunge Equita Sim che parla di «mancato effetto sorpresa». Mentre Mediobanca, dopo aver sottolineato come questo piano vada a toccare tutti i punti critici del Leone, ricorda i quattro obiettivi principali e sottolinea come siano in linea con le stime: 5 miliardi di operating profit al 2015, 13% di Roe, 40% di dividend pay out, giusto nel free cash flow c'è una piccola sorpresa 2 miliardi anziché 1,7 miliardi. Anche Merrill Lynch aveva già messo in conto «oltre 5 miliardi di utile operativo per il 2015», che tra l'altro non prendevano in considerazione i 600 milioni di risparmi annunciati oggi dalla compagnia triestina. E pure per gli analisti di Deutsche Bank il piano strategico è «coerente» con le attese. Credit Suisse, invece, si dice confidente che il taglio dei costi (600 milioni entro il 2015) sia «realistico considerata la dimensione della ristrutturazione che il gruppo sta facendo in Italia». Una ristrutturazione che abbinata ai target per KWB rappresenta «un annuncio solido». Abbastanza, evidentemente per spingere Merril Lynch a ipotizzare «nonostante la buona corsa recente un potenziale di crescita». Una presa di posizione, quest'ultima, non completamente condivisa. «Dopo il rally, ora le azioni dovrebbero cominciare a soffrire» sottolinea un analista che punta il dito sul tema debito e rilancia: «Generali produce poco più di 2 miliardi di utile ogni anno, 800 milioni servono per il business, 800 milioni per pagare il dividendo e ne rimangono a disposizione poco più di 400 milioni. Il che significa che servono almeno tre anni per pagare una prima tranche della liquidazione di Kellner».
Più in generale, si fa notare che il Leone è un titolo caro e meno redditizio rispetto ai competitor. Basti pensare che negli ultimi tre mesi le Generali sono cresciute del 12% in più rispetto all'indice di settore, quotano a un rapporto tra prezzo e utile prospettico al 2013 di 10,9 volte contro una media di settore di 8,8, e hanno una redditività stimata di poco superiore al 10% contro il 12% degli altri assicuratori.
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