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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 10:26.

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Il futuro della Banca Popolare di Spoleto è nelle mani di Mps e di una cordata locale. Secondo quanto appreso dal Sole 24 Ore, un gruppo misto di fondazioni e imprenditori umbri, fiancheggiati dalla banca senese (che ha il 26% e vorrebbe uscire ma il socio Scs non ha liquidità per rimborsarlo) è pronta a mettere sul piatto fino a 70 milioni di euro per prendersi almeno il 51% (o anche di più) della banca, oggi in mano alla cooperativa Spoleto Credito Servizi (Scs).

La cordata vede come "capofila" Carlo Colaiacovo, amministratore delegato, nonché uno dei fondatori del gruppo Colacem, terzo produttore di cemento in Italia e l'impresa più importante della regione, che ricopre anche la carica di presidente della Fondazione Crp (CariPerugia). La Fondazione bancaria sarebbe disposta a investire per prendersi il 20% della banca, con un investimeno di una decina di milioni di euro (circa il 2% del patrimonio quindi compatibile con il suo statuto). A fianco della Fondazione Crp, ci sarebbe anche la Fondazione Carit (CaRiTerni) con cui sarebbero in corso dei colloqui. Della partita sarebbero anche la famiglia spoletina Urbani, i «Re» dei tartufi (e in passato uno dei loro esponenti fu anche presidente della Bps), e la Coop CentroItalia, già presente dell'azionariato della banca. Centrale, nella trattative, il ruolo di Mps che rimarrebbe con una quota del 10 per cento. Quella di una cordata di soggetti locali era un'ipotesi già ventilata nei mesi scorsi.

I 70 milioni che la cordata è pronta a mettere sul piatto valgono più dell'equity, visto che la banca capitalizza appena 54 milioni, ma sarebbero comprensivi anche della attesa e controversa ricapitalizzazione più volte annunciata. Il corteggiamento, a quanto riferiscono alcune fonti locali, avrebbe il placet di Bankitalia che da quasi due anni segue da vicino il dossier Spoleto. La piccola banca umbra, ma quotata in Borsa, e l'unica rimasa indipendente dopo il risiko bancario degli anni '90 e 2000, è stata per un decennio nella mani di Giovannino Antonini, descritto come un padre-padrone.

Due anni fa era finita nel mirino degli ispettori di Via Nazionale e proprio a febbraio del 2011 era arrivato un ultimatum dalla vigilanza. Fuori Antonini o commissariamento. Il rimpasto c'è stato con l'uscita di Antonini e la nomina di un altro ad, Nazzareno D'Atanasio, ma nel frattempo la tempesta non si è placata, anzi: è partita un'indagine della Procura di Spoleto (con 17 avvisi di garanzia), una seconda ispezione di Bankitalia e il nodo dell'aumento di capitale necessario alla banca, ma stoppato poi dalla stessa vigilanza.

La strada dell'operazione parte comunque in salita: Antonini, che fatto un passo indietro nella banca è però salito al piano di sopra facendosi eleggere presidente della cooperativa Scs, non vede di buon occhio l'offerta. Anzi, pare l'abbia bollata come una scalata ostile e starebbe portando avanti, a dar retta ai rumors che si raccolgono nella città umbra, delle trattative parallele con la Cassa di Risparmio di Terni.

In più c'è un nodo finanziario che riguarda proprio Mps: la banca di Siena una decina di anni fa aveva stipulato un patto di sindacato con la Scs. Contestualmente all'accordo Mps aveva anche erogato un prestito da 30 milioni di euro alla stessa cooperativa umbra che controlla la banca. Ora però i toscani hanno disdetto il patto, volendo uscire dall'azionariato. Tra le conseguenze c'è anche il rimborso del prestito di allora, che viene a scadere a fine mese. Ma la Scs non ha al momento la liquidità necessaria per rimborsare l'ormai ex socio. Che succederà? Mps potrebbe prendere in pegno azioni della PopSpoleto in mano a Scs?

Uno scenario probabile tanto più che da Rocca Salimbeni, ora che si è materializzata la cordata umbra, potrebbero anche decidere di rimanere nell'azionariato, magari diluendosi (c'è chi ipotizza che la quota possa scendere dal 26% attuale a un 10 per cento). Finora l'accordo commerciale tra Siena e Spoleto è stato molto vantaggioso per Mps che, attraverso la rete della Bps, ha collocato prodotti altamente redditizi. E vorrebbe continuare a farlo.

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