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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 19:21.

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DETROIT - Fiat lavora a un'estensione dell'accordo con la Guangzhou Automobile (Gac) per produrre modelli Jeep in Cina. Ieri Sergio Marchionne non ha confermato le indiscrezioni su un'intesa già firmata, ma ha ricordato che «stiamo lavorando con i nostri partner per portare in Cina la produzione delle Jeep». In particolare, le Jeep di segmento C e D «saranno prodotte in Cina così come in Russia e in altre parti del mondo».

La Jeep che ha fatto il record di vendite nel 2012 (oltre 700mila) e il pick up Ram che conquistato il premio di Truck dell'anno 2013 qui al Salone, sono altrettanti motivi di soddisfazione per Marchionne. Ma la crisi europea è presente come convitato di pietra anche qui a Detroit. «Nel 2012 - detto il manager del Lingotto - i produttori europei di massa, compresa Fiat, hanno perso complessivamente tra i 4 e i 5 miliardi di euro». Di qui la necessità di tagliare la capacità produttiva. Ma nessuno vuol farlo per primo, «perché chi agisce per primo fa un favore agli altri». Marchionne è tornato sui tentativi (falliti) di convincere la Ue ad assumere un ruolo attivo nella ristrutturazione del settore: «La nostra idea era di trovare un metodo equo per distribuire la riduzione di capacità: 20% in Italia, 20% in Francia, e così via». Ma non c'è stato nulla da fare. Fiat ha deciso dunque di tenere gli impianti aperti e di puntare, oltre che su Jeep, su Alfa Romeo e Maserati. Cosa manca all'Alfa per competere con i tedeschi? «Motori all'altezza di un'Alfa. Ci lavoriamo con l'aiuto di Ferrari e Maserati. Non possiamo più permetterci di lanciare un modello come la 159: il mercato non ce lo perdonerebbe». Quanto a Maserati, dopo la Quattroporte, presente qui a Detroit, e la Ghibli «che arriverà tra sei mesi» ci sarà il Suv Levante, che verrà prodotto in Italia (probabilmente a Mirafiori).

Il 2012 ha visto quello che Marchionne ha definito lo «spostamento del centro di gravità commerciale» dall'Europa agli Stati Uniti. Nel 2012 il gruppo ha venduto poco più di 4,1 milioni di vetture di cui 2,4 con Chrysler e 1,7 con Fiat; e di queste ultime, quasi metà sono in Brasile. In una situazione di crisi persistente in Europa, potrebbe diventare difficile giustificare agli occhi di azionisti Usa la mancata soluzione del problema della sovracapacità: «Gm e Ford non possono giustificare le perdite europee all'infinito: gli azionisti Usa chiedono conto di quello che stanno facendo», tanto più che nel 2008/2009 la capacità produttiva in America è stata drasticamente ridotta. Un fattore che peserà quando Fiat-Chrysler sarà un'azienda sola? «Certo, se l'unica realtà cui spiegare la scelta di tenere aperti gli stabilimenti fosse quella del mercato finanziario, sarebbe veramente difficile... Ma il maggior azionista della società resta Exor, ed Exor ha sempre appoggiato la scelta di difendere la realtà italiana, nei limiti del possibile».

Chi saranno gli azionisti Chrysler fra due o tre anni? «Il fondo Veba (che ha il 41,5%, ndr) non resterà azionista a lungo, perché deve monetizzare» ha detto Marchionne. «La fusione tra Fiat e Chrysler si farà» anche se restano sfumati il come, dove e quando. «I primi passi saranno la conversione da Llc (società a responsabilità) in corporation e poi la registrazione delle azioni presso la Sec». La quotazione è in teoria possibile entro 6-9 mesi, ma «non è un obbligo per il Veba fare l'Ipo». L'unica alternativa alla quotazione è che noi paghiamo al Veba la loro quota in contanti. Ma per ora «io discussioni con il Veba non ne ho avute». Un eventuale Ipo lascerebbe - ha detto Marchionne - «una situazione come quella che abbiamo avuto per anni in Cnh»; ovvero con una piccola quota di minoranza dal flottante ridotto; una soluzione che, sembra suggerire il top manager, non conviene a nessuno.

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