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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 19:17.

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SHANGHAI - Il mercato dell'auto cinese continua a viaggiare a velocità supersonica.
Nel 2012 il Dragone ha replicato il record che gli appartiene ormai da quattro anni e che, con ogni probabilità, nessuno al mondo riuscirà a strappargli per molto tempo a venire: quello di principale produttore e maggiore mercato del pianeta.
L'anno scorso oltre la Grande Muraglia sono stati venduti 19,3 milioni di vetture, con un aumento del 4,3% rispetto al 2011. Frattanto, la produzione locale ha registrato complessivamente un incremento del 4,6 per cento. Per entrambi le variabili si tratta di un altro primato assoluto che, salvo imprevisti, è destinato a essere presto sbriciolato: le previsioni, infatti, sostengono che nel 2013 le vendite di auto in Cina supereranno agevolmente i 20 milioni di unità.
La crescita robusta e ininterrotta del mercato automobilistico cinese è musica dolce per le orecchie del Governo di Pechino, per il quale l'industria delle quattroruote è un settore di importanza strategica. E anche per le orecchie dei costruttori stranieri, per i quali la Cina è diventata il mercato di riferimento, quello su cui si fanno i volumi e si realizzano gli utili.

Da anni, ormai, tutte le grandi case automobilistiche globali sono presenti in Cina, perlopiù tramite joint venture con produttori locali. E per qualcuno, come General Motors e Volkswagen, a forza di inanellare tassi di crescita a doppia cifra, il Dragone è diventato addirittura il primo mercato del mondo.
Nel 2012 il gruppo americano – che è presente sul mercato locale con i marchi Chevrolet, Buick, Cadillac e Saab – ha venduto oltre la Grande Muraglia 2,84 milioni di vetture (+11% rispetto all'esercizio precedente): 1,3 milioni tramite la joint venture con Saic, e altri 1,5 milioni tramite la società mista con Faw Group.
Frattanto Volkswagen (che però, a differenza della rivale, nel conto ci mette anche Hong Kong) è riuscita ad aumentare le proprie vendite in Cina del 24% portandole a 2,81 milioni di pezzi.
Anche per i produttori di nicchia, la superpotenza asiatica è diventata un mercato strategico dove produrre e vendere auto a mani basse. Due casi su tutti: Audi nel 2012 ha stabilito il suo nuovo record in Cina vendendo 405.838 vetture pari a un aumento anno su anno del 30%, mentre Bmw si è attestata sopra le 326mila vetture (+40%).

Gli effetti sul segmento lusso hanno ripercussioni anche in Europa. Tant'è vero che Jaguar Land Rover (gruppo Tata Motors) creerà 800 posti di lavoro in Gran Bretagna. La decisione è stata presa a fronte del balzo di vendite del gruppo nel 2012 (+30% a quasi 358mila unità), grazie soprattutto al massiccio incremento registrato proprio in Cina, con un boom di vendite del 70 percento.
In generale, si tratta di numeri e performance oggi inimmaginabili in qualsiasi altra parte del mondo. Che per essere mantenute, però, richiederanno alle case automobilistiche mondiali nuovi investimenti in capitale, uomini e tecnologia per soddisfare con nuovi modelli la domanda di un pubblico sempre più competente, appassionato ed esigente.
Con questa prospettiva, per continuare a lottare per il primato sul mercato cinese, Volkswagen ha stanziato 9,8 miliardi di euro di investimenti entro il 2015, mentre General Motors si prepara ad aggiungere ben 400 concessionari alla sua già potentissima e ramificata rete di vendita locale.

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