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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 11:27.

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Durante le riunioni che il ministero dell'Economia organizza con i principali operatori del mercato dei titoli di Stato, il direttore del debito pubblico Maria Cannata lo diceva da tempo: «Emetteremo un nuovo BTp a 15 anni quando i rendimenti saranno interessanti». Ebbene: il momento è arrivato. Ieri Via XX Settembre ha affidato a un gruppo di banche (Banca Imi, Barclays, Credit Agricole, Goldman Sachs e JP Morgan) l'incarico di collocare un nuovo BTp quindicennale sul mercato.

Il nuovo titolo di Stato, che avrà scadenza nel settembre del 2028, sarà lanciato probabilmente oggi per almeno 3-5 miliardi. Mercato permettendo. Era dal settembre del 2010 che l'Italia non si azzardava ad emettere nuovi titoli di Stato con così lunga scadenza, eccezion fatta per le "riaperture" di vecchi BTp già esistenti.

Il motivo di questo passo è chiaro nei numeri. Il 24 di luglio, all'apice della crisi dell'euro, il rendimento dei BTp quindicennali toccava il 7,10%. Da quel giorno il tasso quindicennale è sceso notevolmente, ma ancora il 10 dicembre scorso girava intorno al 5,43% sul mercato secondario. Ovvio che si trattava di tassi d'interesse troppo elevati, tali da non rendere conveniente per il Tesoro un'emissione di nuovi BTp così lunghi. Nessuno vuole infatti indebitarsi, "cristallizzando" il debito per 15 anni, se non riesce a spuntare tassi d'interesse convenienti. Quando venerdì scorso il tasso del "vecchio" BTp a 15 anni ha però toccato il 4,7%, Via XX Settembre ha capito che il momento giusto per offrirne uno nuovo era arrivato. Anche perché il mercato attualmente è ben ricettivo per i titoli dei Paesi periferici.

Per l'Italia intera si tratta di un passo importante. Da un lato questa emissione testimonia la rinnovata fiducia (almeno per ora) sui mercati finanziari: nessuno può infatti permettersi di emettere titoli così lunghi se non gode di una buona reputazione tra gli investitori. Dall'altro questa operazione permette al Tesoro di allungare la durata media del debito pubblico italiano (che proprio ieri ha raggiunto la cifra di 2.020 miliardi): attualmente la vita media di questo fardello è di circa 6 anni e mezzo, ma solo nel 2010 era ben sopra i 7 anni. Ri-allungare la vita media, emettendo titoli di Stato di durata extra-lunga, è dunque positivo per un Paese iper-indebitato come il nostro: si evita infatti di avere troppe scadenze negli anni vicini.

Dato che si tratta di una nuova emissione, il Tesoro cercherà di dare al titolo un ammontare sufficiente per garantirgli liquidità sul mercato. L'ultima emissione di un titolo quindicennale, nel 2010, era stata da 6 miliardi di euro al primo collocamento: ai tempi il titolo raccolse una domanda da 10 miliardi di euro, e fu emesso con un rendimento di 10 punti base sopra il precedente BTp quindicennale. Questa volta gli operatori si attendono un'emissione da almeno 3-5 miliardi, con un rendimento che potrebbe collocarsi intorno al 4,70%-4,80%. L'interesse tra gli investitori ieri era buono, soprattutto tra assicurazioni e asset manager sia italiani sia internazionali. Ora non resta che attendere.

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