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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2013 alle ore 17:32.

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Entro il 2020 la Bundesbank rimpatrierà quasi 700 tonnellate di lingotti d'oro delle sue riserve attualmente conservati all'estero. In una nota la banca centrale tedesca spiega come grazie a queste operazioni entro il 2020 metà delle riserve auree della Germania saranno custodite nel Paese, rispetto alla quota attuale del 31%.

La Germania possiede le seconde maggiori riserve d'oro al mondo dopo gli Usa, circa 3.396 tonnellate con un valore di 133 miliardi di euro, secondo i giudici contabili tedeschi.

Il rimpatrio di parte dell'oro tedesco - al centro di polemiche anche in tempi recenti - penalizzerà soprattutto la Francia, dove è attualmente depositato l'11 per cento del totale. Questa quota - pari a 374 tonnellate - sarà azzerata (dal momento che la Francia è come la Germania nella zona dell'euro, spiega la banca centrale) mentre resterà immutato il 13% stoccato presso la Bank of England. In calo dal 45 al 37% del totale la quantità di oro tedesco depositata a New York.

Dopo il trasferimento attuato ai tempi della Guerra Fredda le ragioni dei depositi aurei che rimangono all'estero, ribadisce anche oggi la Bundesbank, sono nella necessità di poter contare in tempi rapidi su garanzie in oro nel caso di necessità di approvvigionamenti di dollari o altra valuta estera. Il valore dell'oro "rimpatriato" - alle quotazioni attuali - è di circa 27 miliardi di euro.

La notizia dà peraltro risposta a una pressione popolare che era andata crescendo dopo che in primavera due parlamentari della Cdu avevano chiesto di poter vedere, dopo quello depositato presso la Fed, anche l'oro tedesco depositato in Inghilterra e Francia senza tuttavia esser accontentati.

Di lì era nata una iniziativa popolare che chiedeva «il ritorno in patria dell'oro tedesco» alla quale avevano aderito anche diversi uomini politici e che aveva poi portato a ottobre la Corte dei Conti a chiedere alla Buba un inventario completo dei suoi asset nel metallo prezioso. La Bundesbank aveva a stretto giro di posta rassicurato la Corte dei conti circa la piena disponibilità delle proprie riserve d'oro, anche di quelle depositate per ragioni logistiche presso banche centrali straniere.

In risposta a un preciso interrogativo, la Bundesbank aveva inoltre indicato che non si poteva accogliere l'invito della Corte dei conti a prelevare grosse quantità di oro dall'estero per verificarne lo stato in quanto la richiesta non era conforme alla prassi in uso tra banche centrali. Di norma, aveva spiegato la Bundesbank, si chiede solo una conferma scritta degli stock depositati presso ogni banca centrale.

A distanza di due mesi, i vertici dell'istituto sembrano tuttavia aver maturato una decisione diversa che prevede anche, come visto, la fine dei depositi in Francia. Questa decisione non ha carattere politico ma di semplice natura finanziaria: in caso di crisi valutaria globale, infatti, la Bundesbank preferisce stoccare il proprio oro in Paesi da cui potrebbe ricevere in cambio del metallo una divisa diversa dalla propria da poter utilizzare per interventi sul mercato.

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