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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2013 alle ore 07:51.

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E' il poker dell'hi-tech a stelle e strisce: Google, Ibm, Apple e Microsoft. Ma questa volta la "mano" giocata degli utili tecnologici questa settimana non basterà a vincere la partita dei profitti a Wall Street: le aziende dell'alta tecnologia, abituate a sbancare con marce inesorabili dei bilanci e trainare l'intera stagione dei conti, questa volta usciranno sconfitte. Le performance, ammoniscono gli analisti, dovrebbero mostrare nell'insieme - cioe' una volta sommate 70 grandi società - un insolito calo dei profitti trimestrali.

Una flessione dell'1,1%, la prima in oltre tre anni, dal terzo trimestre del 2009. E la battuta d'arresto è resa ancora più evidente dalla pioggia di revisioni al ribasso degli ultimi mesi: lo scorso aprile le scommesse di Wall Street erano per un incremento del 13% negli utili per azione. Il fatturato potrebbe ancora crescere, ma solo del 5,3%, dimezzato rispetto alle attese dei mesi passati.

L'impatto sull'intero mercato azionario è tutt'altro che trascurabile: gli utili hi-tech rappresentano il 23% del monte profitti complessivo e sono il più vasto comparto nell'indice Standard & Poor's 500. Abitualmente, nell'83% dei casi in dieci anni, battono facilmente i restanti nove segmenti. La ragione non è un mistero: "La carenza di crescita economica in Europa e la decelerazione nei mercati emergenti hanno aumentato le pressioni anzitutto sul settore tecnologico", ha detto Omar Aguilar di Charles Schwab. A questo quadro incerto vanno aggiunte le incognite fiscali americane. Le valutazioni di Borsa potrebbero averne almeno in parte gia' risentito: stando a Bank of America l'hi-tech, nonostante sia reduce da un rialzo generale del 13,2% nel 2012, appere ormai come il più sottovalutato dei segmenti del'S&P 500, del 32%, sulla base del rapporto tra prezzo e utili futuri. Il problema è che gli utili futuri sono oggi men che certi.

La più attesa all'appuntamento del bilancio è Apple, mercoledì: l'azienda di Cupertino, tuttora regina della capitalizzazione di Borsa, ha visto il titolo oscillare bruscamente nelle ultime settimane, scivolando anche sotto la soglia psicologica dei 500 dollari dopo aver superato quota 700 in settembre. Apple ha vissuto un trimestre ad alta tensione: dovrebbe, stando alle indicazioni medie degli analisti, arrendersi a una flessione del 3,8% degli utili. I segni di frenata nelle vendite dei suoi gadget, anzitutto dell'iPhone che genera metà delle entrate, si sono intensificati. Gli ordini di componenti del per nuovi gadget sono stati ridimensionati. E il timore è che la fascia alta del mercato presa di mira dal gruppo sia ormai vicina alla saturazione e che Apple, assediata dalla rivale Samsung, possa faticare a lanciare nuove radicali innovazioni o a riorientarsi verso un mercato più di massa. Raramente Apple ha deluso le attese degli analisti nel'ultimo decenio - solo quattro volte - ma ora la quinta delusione può essere in agguato. E un declino negli utili sarebbe il primo in almeno 17 trimestri. Il paragone con l'ultimo trimestre del 2011 non aiuta: allora gli utili raddoppiarono.

Google, martedì, potrebbe rassicurare gli investitori, anche se il suo dominio nei motori di ricerca e la sua penetrazione nella pubblicità sul "mobile" dovrà superare il test del bilancio. Dovrebbe incassare un incremento dei profitti di quasi il 12% e soprattutto del giro d'affari, salito forse del 52 per cento. Nel terzo trimestre però aveva deluso. Ibm, a sua volta attesa per martedì, ha anch'essa un mercato difficile davanti a sé: i nuovi investimenti in information technology delle aziende latitano nel clima di incertezza economica e per l'azienda da anni i servizi al business sono la chiave della crescita. Spremere profitti da un fatturato stagnante potrebbe diventare sempre più arduo, nonostante gli utili trimestrali siano attesi a un aumento dell'11% su un giro daffari in calo dell'1,2 per cento. Microsoft giovedì deve a sua volta superare il test delle vendite di software anzitutto nel segmento business, con il nuovo sistema operativo Windows 8 che ha faticato finora ad affermarsi.

Non mancano altre probabili brutte notizie in arrivo dall'alta tecnologia americana. Anzitutto dal segmento dei semiconduttori, reso fragile dal continuo e rapido tramonto nelle vendite dei personal computer: dopo lo scivolone di Intel, che ha visto il titolo cadere del 6% venerdi' sull'onda di conti nella bufera, tocca ora ad Amd (Advanced Micro Devices) e a Texas Instruments, entrambe martedì. L'intero comparto dovrebbe soffrire il calo peggiore negli utili hi-tech: quasi il 30% per le 13 maggiori imprese. Amd ha già dimezzato il suo valore in Borsa nel corso del 2012 e nel quarto trimestre 2012 dovrebbe aver registrato perdite e cali del fatturato del 32 per cento. Texas Instruments potrebbe vedere gli utili cadere di quasi un terzo e le revenue ridursi del 14 per cento. I produttori di attrezzature per seminconduttori dovrebbero pagare un prezzo ancora piu' elevato alla debolezza economica globale: una caduta del 50,7% dei profitti.

All'appello dei conti si presenteranno presto, con migliori speranze o forse premi di consolazione per gli investitori, anche altre firme tecnologiche e del web. Netflix, reduce da accordi di distribuzione con grandi società di media, ha ritrovato smalto nello streaming di video e film. E così il social network Facebook, il cui bilancio è in arrivo il 30 gennaio dopo aver annunciato un proprio motore di ricerca che in futuro potrebbe dare filo da torcere alla stessa Google.

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