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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 06:42.
In vista del riassetto, che sarà successivo alla conversione in azioni del prestito obbligazionario, la Giovanni Agnelli & C Sapa ha compiuto un altro passo chiave della sua storia recente. Lo ha fatto qualche mese fa, in occasione dell'approvazione del bilancio 2011 ma probabilmente con un occhio attento a quanto si sarebbe verificato nei mesi successivi. Quasi per far sì che a dieci anni dalla scomparsa dell'Avvocato, prendesse forma il disegno che Giovanni Agnelli stesso aveva ben in mente quando decise di sostituire il patto di sindacato che allora governava le azioni Ifi con qualcosa di più forte e maggiormente "difensivo" rispetto alla necessità di mantenere saldo il controllo della catena in mano alla famiglia.
Alla scorsa assemblea, l'accomandita ha infatti deciso di trasformare una prassi, seppure riconosciuta e applicata, in una regola ferrea. La cassaforte ha infatti modificato il sistema di vendita e passaggio delle azioni dotandosi di un nuovo, e peraltro decisamente esteso, articolo dello statuto con l'intento di disciplinare passo a passo il passaggio dei titoli. Una pratica, in realtà, che già prima era regolamentata attraverso norme precise. Tuttavia, il nuovo statuto non solo identifica e approfondisce ogni singolo step ma aggiunge un dettaglio assai rilevante: l'introduzione della figura del capostipite. Di fatto, ora, all'interno della Sapa sono state riconosciute formalmente nove dinastie. Di queste, cinque fanno capo al ramo Agnelli (Clara Agnelli, Giovanni Agnelli, Susanna Agnelli, Maria Sole Agnelli, Cristiana Agnelli, Umberto Agnelli) e quattro a quello dei Nasi (Clara Nasi, Laura Nasi, Giovanni Nasi, Emanuele Nasi). Si tratta di un distinguo fondamentale perché d'ora in avanti se un socio dell'accomandita vorrà vendere il proprio pacchetto d'azioni dovrà per forza di cose prima proporlo al proprio discendente o ascendente diretto. Non basta, il passo successivo prevede che il socio, se questi non vorranno acquistare le azioni, dovrà rivolgersi al proprio capostipite oppure ai possessori di azioni che discendono da quel capostipite medesimo. Tutto ciò serve per privilegiare prima di tutto i passaggi di azioni all'interno di ogni singolo ramo della famiglia. Solo nel caso in cui nessuno degli appartenenti a quella particolare dinastia si rendesse disponibile ad acquistare il pacchetto, le azioni potranno essere offerte agli altri soci. Prima che possano arrivare nelle mani di terzi debbono poi verificarsi altri due passaggi. Innanzitutto, nessun socio della Sapa deve essersi fatto avanti e poi anche l'accomandita stessa deve rinunciare a rilevare il pacchetto. E in ogni caso l'azionista terzo deve comunque ricevere il gradimento del consiglio degli accomandatari. Un sigillo, tra l'altro, che anche il coniuge non separato in caso di successione legittima o testamentaria deve ottenere.
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