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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2013 alle ore 06:41.

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In molti portafogli difensivi la rotazione è già in pieno svolgimento. La ricerca di rendimenti più elevati e la sensazione che, seppure con lentezza, la marcia dei mercati azionari possa accelerare nel corso del 2013 alimentano correnti di risorse che vanno dai "porti sicuri"(bond governativi tedeschi e Usa di breve durata, oro, franco svizzero e così via) verso impieghi a beta più elevato (come obbligazioni della periferia euro, azioni, mercati emergenti e così via). «Un fenomeno - commenta la weekly research di Jw Partners - in atto ormai da mesi, ma di cui al momento non si intravede la fine, se non per brevi e ridotte correzioni».
Come sempre, lungo il percorso non mancano battute d'arresto e incertezze, ma vale comunque la pena di aggiornare il quadro prestando attenzione particolare al settore obbligazionario, molto amato dai risparmiatori (e di conseguenza molto rappresentato nei loro portafogli).
Il reddito fisso ha cominciato l'anno con qualche scricchiolìo. I segnali d'incertezza riguardano sia l'esito degli appuntamenti elettorali in agenda in Italia e in Germania sia un'evoluzione della congiuntura più stentata del previsto. «Pur mantenendo un parere complessivamente positivo sugli asset rischiosi - aggiunge la Direzione advisory di Banca Intermobiliare di investimenti e gestioni - ribadiamo l'opportunità di effettuare alcune modifiche ai portafogli obbligazionari. Da una parte il rendimento raggiunto dai BTp decennali, che si è avvicinato al 4%, induce a ritenere questi livelli molto interessanti per una presa di profitto e una decisa riduzione di questa componente; dall'altra, la debolezza del dollaro Usa e la lieve ripresa di pressioni inflazionistiche nei Paesi emergenti determinano indirettamente buoni livelli di acquisto di obbligazioni e fondi che investano in bond emergenti, in valuta locale».
A conferma di questa impostazione arriva anche il parere della Morgan Stanley, che suggerisce di ridurre il peso in portafoglio dei titoli governativi a cinque anni, ormai troppo costosi. Un occhio attento, infine, va rivolto ai titoli spagnoli, le cui quotazioni rimangono basse.
Si è molto parlato di un avvio d'anno all'insegna della riscoperta del rischio. Il fenomeno, la cui entità è comunque di difficile misurazione, ha contribuito ad alimentare il trend positivo dei listini azionari e la notevole diminuzione della volatilità. Parallelamente ha penalizzato le attività obbligazionarie, ma la pressione negativa è stata dosata selettivamente. Per i titoli di Stato degli emittenti periferici, in particolare Italia e Spagna, è infatti aumentato il gradimento, testimoniato anche dagli ottimi risultati delle prime aste governative dell'anno. La domanda, a questo punto, però è: quanto può durare? «L'evoluzione positiva della situazione dell'area euro potrà eventualmente proseguire nel breve periodo - rispondono gli esperti di Fondaco Sgr -, ma crescono proporzionalmente anche i rischi di una possibile, parziale correzione nel medio periodo, a fronte di rendimenti attesi sempre più ridotti». La conclusione è un invito alla prudenza: «Nonostante la propensione al rischio osservata sul mercato e il sensibile restringimento degli spread dei Paesi periferici - puntualizza infatti Fondaco - permangono elementi di debolezza che potrebbero alimentare la volatilità del mercato obbligazionario».
Se questo è il quadro, come deve regolarsi il risparmiatore privato? Può essere opportuno modificare le strategie di investimento. Carmignac gestion lo ha fatto mettendo mano alle duration (cioè le durate finanziarie residue medie dei titoli in portafoglio): «I tassi hanno registrato un calo, sia per quanto riguarda gli emittenti più solidi come la Germania, sia per quelli più sensibili come la Spagna. I cali dei tassi decisi dalla Turchia e dalla Polonia hanno inoltre favorito le nostre posizioni sui debiti di questi due Paesi. Questa flessione generalizzata - aggiunge la società - ci ha indotto a ridurre la duration modificata dei nostri fondi Carmignac Patrimoine a fine periodo (da 3,6 all'inizio di gennaio a 2,5) e Carmignac Global Bond (da 8,4 a 6,6), principalmente tramite i titoli sovrani».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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