Dopo i risultati spettacolari dei concorrenti – utili quadruplicati per Cargill e sestuplicati per Archer Daniels Midland (Adm) – nessuno se lo aspettava. Ma Bunge nel quartro trimestre è andata in rosso per 610 milioni di dollari, contro un profitto di 245 milioni un anno prima, e il suo ceo Alberto Weisser, 57 anni, ha annunciato che lascerà l'incarico per andare in pensione. Non è stato messo alla porta, ha precisato la società, uno dei giganti mondiali del commercio e della lavorazione delle materie prime agricole: la successione al vertice si stava preparando da almeno un paio d'anni, secondo un portavoce, e si è trattato di un «processo deliberato e ponderato». Tant'è che si è potuto immediatamente indicare il nuovo ceo: sarà Soren Shroder, oggi a capo delle operazioni in Nord America.
Qualche dubbio sul fatto che il ritiro di Weisser possa essere stato quanto meno accelerato, comunque, resta. Le perdite trimestrali di Bunge sono infatti legate soprattutto alla svalutazione delle attività nello zucchero e nell'etanolo in Brasile, patria del manager e meta prediletta dei suoi investimenti. Il writeoff, legato alle difficoltà del settore, ammonta a 327 milioni di dollari. Sui conti ha inoltre pesato l'accantonamento di 298 milioni legato alla vendita delle attività nei fertilizzanti.
«Il quarto trimeste è stato più debole di quanto ci aspettassimo», ha ammesso Weisser, che nei suoi 14 anni alla guida di Bunge ha cambiato il volto della società, portandola in Borsa nel 2001 ed effettuando ben 41 acquisizioni, per un valore complessivo di 3,7 miliardi di $. Le operazioni di Bunge sono ora molto più focalizzate sull'America Latina: un aspetto che comunque viene ritenuto vantaggioso da alcuni analisti. «Con il 36% della capacità di lavorazione di semi oleosi e il 60% della capacità di spedizione marittima in Sud America, Bunge secondo noi gode di una posizione unica per trarre beneficio della continua crescita nella domanda di proteine in Asia», scrive Ann Duignan di Jp Morgan.
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