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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 06:41.

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ROMA
La boccata d'ossigeno per Alitalia sembrerebbe ormai cosa fatta. E, anche se il via libera definitivo al prestito convertibile da 150 milioni arriverà dall'assemblea dei soci (il 22 febbraio), il board convocato per oggi dovrebbe riuscire a trovare la quadra sull'iniezione di liquidità indispensabile per l'ex compagnia di bandiera, come emerso dall'incontro informale tra gli azionisti italiani che si è svolto ieri in un albergo milanese.
Nelle ultime ore, però, a tenere banco sono soprattutto le indiscrezioni su una imminente sostituzione dell'ad del gruppo, Andrea Ragnetti, e sull'accordo già raggiunto con la società per una buonuscita di 2 milioni di euro. Il manager ha smentito l'ipotesi di un suo addio, ma le voci che lo danno ormai in uscita sono sempre più insistenti. Anzi, sarebbe già in pista la soluzione per il dopo-Ragnetti: le sue deleghe verrebbero affidate a Elio Catania, attuale vicepresidente vicario della compagnia (ma resta tra i papabili anche Giancarlo Schisano, direttore operazioni).
Meno certa è invece la tempistica. La nomina di un nuovo ad non sarebbe infatti all'ordine del giorno del board odierno né del cda del 25 febbraio, convocato per l'approvazione del bilancio 2012, ma dovrebbe comunque arrivare entro fine mese. E rappresenterebbe un compromesso per tacitare il malessere espresso nelle scorse settimane da alcuni azionisti verso il presidente Roberto Colaninno e culminato in una mozione di sfiducia presentata da Salvatore Mancuso di Equinocse (3,8%) e respinta con 13 voti contro sei.
Dal cda di oggi, dunque, dovrebbe arrivare un passo avanti sul prestito ponte. Non è però ancora chiaro quanti aderiranno all'operazione. La maggioranza dei soci sarebbe infatti favorevole, ma solo oggi si capirà se qualcuno dei piccoli azionisti (circa il 20% del capitale) - i più perplessi sull'operazione - è deciso a smarcarsi. Per il momento gli unici che non risponderanno all'appello sono Acqua Marcia (1,8%) - alle prese con la preparazione di un concordato preventivo - e Unipol che ha preso in carico la quota del 4,4% detenuta da Fondiaria-Sai, ma non ha ancora un suo rappresentante nel board della compagnia (dove siede ancora Paolo Gioacchino Ligresti). Ieri, poi, un altro socio di Alitalia, Cosimo Carbonelli D'Angelo (G&C Holding, 3,1%), non ha voluto sciogliere le riserve. «Al momento non ho ancora deciso. Non è vero che tutti i soci sono d'accordo come viene riportato dalla stampa. Attendiamo di comprendere bene alcuni passaggi salienti sia del finanziamento sia della vita aziendale. Io, come altri, sono in una fase di attesa conoscitiva». E il suo ok è subordinato a una condizione chiara. «Gli amministratori dovranno elaborare dei progetti credibili affinché i soci abbiano convenienza per continuare a investire nell'azienda».
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