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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 06:42.

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L'ipotesi di sottrarre a Gazprom il monopolio delle esportazioni di gas dalla Russia ha guadagnato il sostegno, sia pure cauto, del presidente Vladimir Putin. A convincerlo – rendendo ormai quasi certa la fine di un privilegio assegnato per legge nel 2006 – è stato molto probabilmente Igor Sechin, amico e alleato di ferro di Putin. Oggi alla guida di Rosneft, campione nazionale emergente dell'energia, Sechin ha unito la sua autorevole voce a quella dei vertici di Novatek, produttore di gas indipendente che da tempo invoca un'esenzione per poter esportare Gas naturale liquefatto (Gnl) senza passare attraverso Gazprom.
«Bisogna che la Russia consideri la possibilità di una graduale liberalizzazione delle esportazioni di Gnl», ha concesso Putin durante un incontro della Commissione presidenziale per l'energia, che si è svolto ieri nella sua dacia alle porte di Mosca. A margine della riunione Sechin ha siglato ulteriori accordi di cooperazione tra Rosneft e la statunitense ExxonMobil. Tra questi, c'è anche lo studio di un progetto di impianto di liquefazione del gas nell'Estremo Oriente della Russia.
Rosneft stima di avere riserve di gas offshore per 21mila miliardi di metri cubi. «Si tratta di volumi che non possono essere commercializzati sul mercato interno», ha fatto notare Sechin, chiedendo formalmente alla Commissione di autorizzarne l'export. La concessione, secondo il ceo di Rosneft, non danneggerebbe Gazprom perché «il Gnl sarebbe venduto su mercati diversi», ossia in Asia, piuttosto che in Europa, dove il colosso del gas russo – pur incontrando difficoltà crescenti – è tuttora responsabile di un quarto delle forniture e deriva oltre il 60% dei profitti.
Più insidiosa è la potenziale concorrenza di Novatek, che con la francese Total sta sviluppando Yamal Lng, nel Nord della Siberia. Il progetto, per cui è attesa quest'anno la decisione finale di investimento, dovrebbe avviare nel 2016 il primo di tre treni di liquefazione, ciascuno con la capacità di 5-5,5 milioni di tonnellate l'anno. Ieri Christophe Thomas, senior adviser per il Gnl di Total Russia, ha rivelato che sono in corso trattative per vendere la metà della produzione a cinque clienti europei (il dirigente non ha fatto nomi, ma ha specificato che ci sono anche società francesi e spagnole).
Le ambizioni dei connazionali non sono l'unica minaccia per Gazprom, la cui posizione di privilegio sul mercato europeo si sta progressivamente indebolendo. La norvegese Statoil, che ormai vende il 45% del suo gas a prezzi legati al mercato spot (piuttosto che indicizzati al petrolio, come fanno i russi), le sta strappando quote di mercato crescenti. Sempre più insidiosa è anche la concorrenza del Gnl: tra il 2006 e il 2011 il Qatar ha accresciuto le sue esportazioni verso l'Europa da 5 a 44 miliardi di metri cubi l'anno.
Con un mercato del gas sempre più liquido ed efficiente, in cui i prezzi spot – in parte a causa dei consumi deboli – sono molto più bassi di quelli contrattuali, anche i clienti storici di Gazprom hanno iniziato a fare la voce grossa, ottenendo sconti rilevanti sulle forniture: la società russa nel 2012 ha speso 2,7 miliardi di dollari a questo fine e per il 2013 ne ha accantonati 4,7. L'anno scorso le sue esportazioni in Europa sono calate da 150 a 139 miliardi di metri cubi.
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