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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 06:42.

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Il consiglio di Telecom Italia, a maggioranza, ha deciso: si tratta in esclusiva con Urbano Cairo per La7 con l'obiettivo di chiudere ai primi di marzo. Scartata l'offerta di Clessidra, che voleva anche i mux, fuori "tempo massimo" invece la proposta di Diego Della Valle, peraltro ancora allo stadio di manifestazione d'interesse. Sulla vendita di Ti-media il board è andato con ordine, esaminando le due offerte vincolanti, arrivate al termine della procedura leggermente migliorate: quella di Clessidra per l'intero pacchetto (tv+multiplex) e quella di Cairo per la sola emittente La7.

Il fondo di private equity di Claudio Sposito valutava l'enterprise value della società 300-350 milioni, vale a dire, considerato il debito, meno della Borsa. L'offerta di Urbano Cairo (assistito dallo studio Bonelli-Erede-Pappalardo) riguarda invece la sola La7 e di fatto si traduce in un impegno a farsi carico della ristrutturazione di un'emittente in cronico rosso: in questo contesto la tv dovrebbe essergli consegnata "pulita" di debiti (che resterebbero, pressochè tutti, in capo alla holding Ti-media) e con le perdite ripianate.

La proposta di Diego Della Valle era troppo generica – ha giudicato il board – per fermare il vaglio delle altre offerte che sarebbero scadute oggi. Cosicchè ora il patron della Tod's potrà rientrare in gioco solo se la trattativa con Cairo non andrà in porto o se i due imprenditori si alleeranno. Ad ogni modo Urbano Cairo ha negato per ora contatti: «Ho presentato la mia offerta da solo, in qualità di editore puro, e con Diego Della Valle, per quanto ci siano dei buoni rapporti, non ci sono stati contatti sul tema». Disponibilità a collaborare, come ha scritto Il Sole-24Ore di domenica, c'era invece da parte di Clessidra. Lo ha confermato Marco Bassetti, che aveva curato il progetto editoriale per il fondo: «Credo che Sposito non avrebbe remore a stringere accordi con Della Valle – aveva detto alla vigilia Bassetti – Anche se quell'affermazione sulla cordata delle "persone che vogliono bene al nostro Paese" contenuta nella sua nota non ci è affatto piaciuta».

«Prendiamo atto», ha commentato da parte sua Della Valle. «Volevamo tentare di costruire un modello nuovo di società di media – ha spiegato in una nota – che coinvolgesse un gruppo di investitori italiani, professionisti che lavorano attualmente a La7 ed altri che sarebbero arrivati, per cercare di sviluppare ancora con più determinazione un polo televisivo coerente con i principi di salvaguardia dell'indipendenza dell'informazione. Ci auguriamo che questo avvenga comunque, il Paese ne ha sicuramente bisogno».

La preferenza del presidente Telecom Franco Bernabè per l'offerta di Cairo, tra le due sul tavolo, era già stata espressa nel precedente consiglio. A sostenere Clessidra, votando contro l'esclusiva a Cairo, c'era invece in particolare Intesa-Sanpaolo che tuttavia – avendo la doppia veste di advisor del potenziale acquirente e azionista del venditore – ha dovuto dichiarare la posizione di conflitto e i motivi per cui avrebbe ritenuto utile per l'azienda accogliere l'offerta per l'intera Ti-media. Inclusi cioè i multiplex, i tre canali digitali che stanno sotto il cappello di Ti-broadcasting, ai quali invece, alle condizioni prospettate, il management di Telecom non ritiene conveniente rinunciare. L'operatore di rete infatti vanta un margine Ebitda del 57,5% (il Mol nel 2012 è quasi raddoppiato da 22,9 a 43,2 milioni) su ricavi aumentati lo scorso anno di 20,2 milioni a 75,1 milioni. E inoltre alcune delle frequenze potrebbero essere convertite e servire a Telecom per il core business della telefonia.

Uscendo dal consiglio Tarak Ben Ammar – produttore cinematografico e amico di lunga data di Silvio Berlusconi – ha sottolineato: «Con questa decisione abbiamo voluto dare un messaggio importante e cioè che la politica non entra nel cda di Telecom, nonostante le pressioni mediatiche che ci sono state a non prendere una decisione prima delle elezioni. Abbiamo dimostrato di aver deciso solo nell'interesse dell'azienda».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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