La correlazione è immediata: il rischio-Paese e l'ingovernabilità dell'Italia decretata dalle elezioni aumenta il rischio Paese e, naturalmente, i principali custodi dei titoli di Stato. Ovvero le banche. Il bilancio dei titoli degli istituti di credito nelle prime battute della seduta di Piazza Affari questo concetto lo rimarca. L'impennata dello spread tra Btp decennali e Bund tedeschi, che ora viaggia su 322 punti dopo aver toccato un massimo di seduta a 348 punti, travolge le banche a Piazza Affari. Gli istituti di credito, i cui bilanci sono pieni di miliardi di euro di titoli di debito italiani, che continuano a entrare e uscire dall'asta di volatilità, guidano i ribassi di Borsa con Intesa che cede il 7,3%, Mps il 7%, Ubi Banca e Unicredit il 6,9%. Congelate Banco Popolare e Mediolanum che non sono ancora riusciti ad aprire.

Per Citi «la volatilità sugli spread e la mancanza di riforme a favore della crescita continuerà a impattare negativamente sulle banche italiane». Il rischio derivante da un quadro di ingovernabilità pesa sui titoli bancari intanto per la correlazione con i titoli di Stato che hanno in portafoglio. Gli istituti di credito italiani hanno in bilancio 327 miliardi di BTp. Per cui quando salgono i prezzi dei BTp, per gli istituti di credito che hanno la pancia piena significa realizzare plusvalenze, ma se scendono avviene l'esatto contrario. Questo per mesi ha unito i destini delle banche a quelli dello Stato.

Inoltre la situazione di incertezza che si è venuta a creare rischia di aumentare in prospettiva l'incertezza sullo stato dell'economia, con inevitabili ripercussioni pesanti sulla qualità del credito delle banche. Con la qualità del credito in costante peggioramento si esaspera la grave stretta creditizia. Insomma un circolo vizioso in cui le banche, che sono il principale canale di finanziamento dell'economia reale, concedono prestiti in maniera più selettiva per evitare di doverli svalutare in un secondo momento. Un mix micidiale che inevitabilmente gli investitori hanno ben presente, vendendo così a mani basse proprio le azioni dei titoli finanziari.

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