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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2013 alle ore 15:39.

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Con una raccolta di 6,6 miliardi, l'industria del risparmio gestito ha archiviato gennaio nel migliore dei modi: ha più che compensato il deficit di dicembre e ha inaugurato il 2013 con un dato positivo. E anche l'aspetto psicologico non guasta. A spingere sull'acceleratore sono state soprattutto le gestioni di portafoglio che, con un saldo di 3,4 miliardi, hanno nettamente invertito la marcia rispetto al mese precedente; allora ci fu una perdita di 4,6 miliardi.

In deciso miglioramento pure le gestioni collettive (da 233 milioni a 3,19 miliardi), complice soprattutto il buon andamento dei fondi aperti, nelle cui casse a gennaio sono entrati 3,17 miliardi (erano 206 milioni a dicembre). Il risultato dei fondi questa volta non è stato raggiunto solo grazie al contributo degli obbligazionari, ma è arrivato anche attraverso il collocamento dei prodotti flessibili, che hanno ottenuto il dato migliore in assoluto (1,9 miliardi), e di azionari e bilanciati. Entrambe le tipologie hanno riagguantato l'attivo passando rispettivamente da -504 milioni e -1,5 miliardi di dicembre a +204 e +364 milioni.


Il patrimonio.
Alla fine di gennaio il patrimonio complessivo dell'industria del risparmio gestito ha superato i 1.200 miliardi, toccando un nuovo record. Il 56% fa capo alle gestioni di portafoglio e il 43,9 a quelle collettive. Le masse in gestione ai soli fondi aperti, inoltre, sono salite a 486 miliardi con un incremento dello 0,8% rispetto a dicembre. In questo caso si conferma la netta supremazia dei prodotti di diritto estero che hanno in mano il 69,1% degli asset in gestione, mentre ai prodotti tricolori resta il 30,9 per cento. Gli esteri hanno fatto la parte del leone anche in termini di raccolta (+3 miliardi contro 138 milioni degli italiani).


Le società.
Tra i protagonisti del settore il risultato migliore dal versante della raccolta è stato ottenuto dal gruppo Generali che, grazie al contributo dei mandati istituzionali, ha raccolto complessivamente 1,9 miliardi. Positivo anche il bilancio per Intesa Sanpaolo che ha incassato 1,7 miliardi, complice soprattutto il collocamento di fondi aperti. I mandati istituzionali, invece, sono stati determinanti anche per Poste Italiane e per il gruppo Bnp Paribas e per Credit Suisse, mentre hanno puntato sui fondi aperti Franklin Templeton, Mediolanum, Azimut e Am Holding.

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